Angoli smussati, avanti insieme fino al termine della stagione. È la classica quiete dopo la tempesta e va in onda in una tiepida mattinata negli uffici dello stadio. Da un lato la proprietà, rappresentata nell’occasione dal solo socio Piero Oliveri, dall’altra la “squadra” dei dimissionari. Basta un’ora scarsa per cancellare le incomprensioni dei giorni scorsi e virare tutti insieme verso un’unica direzione, quella della serenità. Tutto è bene quel che finisce bene. Per la verità ieri si è trattato solo di un incontro formale in quanto gran parte del lavoro di “ricostruzione” era stato fatto nei giorni scorsi alla presenza del presidente Natale Stracuzzi e del vice Pietro Gugliotta (fresco di nomina fiorentina: è il nuovo revisore contabile della Calcio Servizi di Lega Pro). Tant’è che ieri mattina è bastato solo dare seguito agli incontri dei giorni scorsi, stringersi la mano e fare rientrare il caso che per dieci giorni abbondanti ha “spaccato” il Messina e visto il management giallorosso in totale disaccordo con la proprietà.
A ritirare le dimissioni sei figure su sette. Il chiarimento con la proprietà riguarda soprattutto il direttore generale Lello Manfredi e il responsabile dell’area tecnica Christian Argurio, due colonne del nuovo Messina, che più volte in questi giorni hanno rappresentato la “fronda” dei dimissionari per evidenziare alla proprietà gli angoli da smussare per proseguire insieme l’avventura e guardare con serenità e fiducia al futuro.
Le rassicurazioni ricevute negli ultimi giorni hanno rasserenato i rapporti tra le parti e ieri i protagonisti hanno ritirato le dimissioni per buona pace di tutti. Oltre alle due figure-chiave dell’aspetto tecnico e gestionale della squadra anche i rappresentanti dell’area comunicazione, Vittorio Fiumanò e Fabio Formisano, l’addetto alla sicurezza Giuseppe Leone e il delegato all’impiantistica, l’ingegnere Giovanni Ferlazzo. Sei sì a fronte di un no, quello del responsabile dell’area marketing, Luigi Larizza, che per motivi strettamente personali è rimasto sulla sua posizione di partenza, confermando la sua uscita dall’Acr. Il difficile momento vissuto dalla squadra e dalla stessa società, e i disagi provocati dall’eventuale uscita di scena di buona parte del management giallorosso hanno spinto la proprietà a soddisfare le richieste dei dimissionari e a garantire agli stessi un’inversione di tendenza nella gestione del club. Troppe cose da rivedere.
Da un’insofferenza interna divenuta insostenibile a qualche comportamento non proprio consono al livello di un club professionistico fino al delicato rispetto dei ruoli, prerogativa essenziale per garantire la serenità all’interno di un’azienda.
I dimissionari tornati sui propri passi avrebbero anche ricevuto garanzie su una migliore organizzazione interna e una strategia comunicativa che non metta più in contrasto le dichiarazioni dell’uno o dell’altro dirigente come più volte successo in passato, soprattutto eliminando il canale social che in più di un'occasione ha creato imbarazzi nelle stanze del potere. Anche il desiderio di trovare, oggi più di ieri, una linea progettuale comune che abbatta il muro del frequente disaccordo interno che spesso ha causato incomprensioni tra le parti. Fino all'esigenza di trovare una concreta soluzione all’emergenza legata alle strutture, che ha visto la squadra allenarsi spesso in un “Celeste” ormai in terra battuta con il rischio elevato di infortuni, e a una più dignitosa programmazione di un settore giovanile ancora all'anno zero. Tutti i motivi che, uniti a una migliore progettualità in ottica futura, avrebbero indotto Manfedi, Argurio e gli altri professionisti a lanciare un messaggio così forte e chiaro alla società. I sorrisi e le strette di mano di ieri hanno chiuso l’antipatica parentesi. Si va avanti, tutti più uniti che mai, verso un’unica direzione.