È allarme a Tipoldo, nell’intera vallata di Larderia e in quelle vicine, per un’epidemia di brucellosi registratasi a gennaio ed acclarata da una ventina di diagnosi ospedaliere formulate sulla base delle specifiche analisi sierologiche. Una maxi diffusione della “febbre di Malta” che ha colpito persone di ogni età – potrebbero essere un centinaio – compresi alcuni giovanissimi. Alcuni medici di famiglia della zona si stanno sobbarcando ad un eccezionale carico di lavoro (solo parte dei malati si è recata in ospedale) e nella popolazione serpeggia grande preoccupazione. Secondo quanto dichiarato da gran parte dei refertati in ospedale, l’infezione sarebbe stata contratta dopo il consumo di latticini non pastorizzati – soprattutto formaggio “primo sale” e ricotta – avvenuto alla degustazione di prodotti tipici tenutasi in occasione del Presepe vivente di Tipoldo.
Se l’infezione da brucellosi è preoccupante per le famiglie coinvolte, in ragione della durata della patologia nonché dell’eventuale rischio di complicazioni – patologia e complicazioni, comunque, del tutto curabili – la vicenda ha vari profili di responsabilità: da parte di chi avrebbe diffuso latticini poi risultati infetti, ma anche da parte di chi, incautamente, ritenendo in buona fede che si trattasse di “prodotti genuini”, avrebbe organizzato tra la fine di dicembre e i primi di gennaio quella degustazione in cui la malattia sarebbe stata contratta. Uno degli aspetti più amari dell’intera vicenda è proprio questo.