Il congresso è affollato. Ci sono tutti, proprio tutti. Dotti, medici, sapienti e tifosi. L’argomento è il Messina e il vortice di sospetti dentro il quale è finito da due mesi, nei quali si è parlato più di flussi anomali che di diagonali, di quote più che di gol, di volumi di scommesse piuttosto che di 4-3-3. Ombre che hanno attirato anche l’attenzione dei media nazionali. La storiaccia è una serie ravvicinata di sospetti su presunte combine, con protagonisti i ragazzi in giallorosso e i loro avversari. Un brutto sogno che la gente sta vivendo con la preoccupazione che il bel giocattolo costruito in estate dalla nuova proprietà possa improvvisamente rompersi: «Ma davvero c’è del marcio nel Messina?».
Al congresso delle chiacchiere c’è spazio per tutti. Se ne sono sentite e lette a iosa. E il mondo dei social e dei siti amplifica e, a volte, distorce. Ci sono i moderati, composti e attendisti, che qualche carta in mano ce l’hanno; aspettano passi più concreti degli organi di giustizia prima di tuffarsi in improvvisate e azzardate sentenze. Poi ci sono altri addetti ai lavori che anche senza palla di vetro conoscono verità nascoste e futuro. Non brillano in obiettività e non perdono occasione di sbandierare il proprio credo nelle più faziose e arroganti versioni. Sono la parte più numerosa del dibattito, i sapientoni da giardino d’inverno, quelli dall’inguaribile e spropositato vittimismo che, all’insegna del “ce l’hanno sempre con noi”, preferiscono non arrendersi ai fatti, pur di portare avanti la propria fantasiosa versione. Esaltando il provincialismo con tanto di paraocchi, ponendo l’attenzione sull’esagerazione di un caso montato ad arte per tarpare le ali al progetto Messina. Senza, tuttavia, tenere conto delle carte – purtroppo – presenti sul tavolo.
Come se gli 007 federali fossero piombati in gita in Sicilia a godersi le bellezze dello Stretto. E non per vederci chiaro sull’allarme, chiaro e inequivocabile, ricevuto da più parti. Come se Federbet e Sportradar, che non sono Cassazione ma hanno dati in mano e non parlano solo per farsi pubblicità, “truccassero” i propri sistemi di vigilanza per poter denunciare a piacimento flussi anomali, ma esclusivamente a danno del Messina, vittima designata tra le centinaia di tutta Europa. Come se le agenzie di scommesse togliessero dai palinsesti le partite dell’Acr senza un motivo reale e credibile e non perché ci sia qualcosa che non va come dovrebbe andare. Come se certe stranezze viste sul campo non dessero adito a quegli stessi sospetti che hanno spinto la massima autorità giallorossa, il presidente Stracuzzi – tra illazioni e ritrattazioni, passi falsi e smentite, condotte pasticcione e marce indietro – a dubitare delle prestazioni del proprio portiere. Insomma, come se tutto fosse strumentalizzato a tavolino per colpire Messina e il suo appassionato seguito.
E poi ci sono i tifosi. La parte più genuina di un sistema calcio che non regala più le stesse emozioni di una volta. Loro hanno tutto il diritto di alzare il muro difensivo sulla squadra, al di là di come sarà il finale di questa brutta vicenda. È il loro mestiere e guai se fossero i primi a sfiduciare i propri beniamini. Assieme ai sostenitori, vorremmo risvegliarci dall’incubo tornato a far paura nell’ultimo weekend. A loro vorremmo raccontare calcio e nulla più, tattiche e gol senza orizzonti foschi. Ma la vera disinformazione sarebbe nascondere alla città eventuali giochi sporchi che nessuno può permettersi di perpetrare a danno di una realtà che nel recente passato ha già pagato dazio. Quello sì che sarebbe mettere la testa sotto la terra e credere alle favolette. E allora che si faccia chiarezza e che s’illuminino i riflettori, nella speranza che, presto, queste nuvole nere possano essere spazzate via. Ma adesso, per favore, ridateci il pallone.