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Falzea e il Diritto, che è fatto per l’uomo

Sulla sua «Introduzione alle Scienze giuridiche» si sono formate generazioni di magistrati e avvocati

Falzea e il Diritto, che è fatto per l’uomo

La cifra intellettuale e l’eclettismo di Angelo Falzea, che ci ha lasciato nella serata di giovedì dopo 101 anni di una vita profondissima e intensa sono stati veramente grandi.

Il suo spirito indagatore “prestato” al Diritto e poi “concesso” ad altri fronti dello scibile umano, ha contribuito a scrivere alcuni passaggi fondamentali sin dagli anni Trenta del secolo passato, studi che costituiscono ancora oggi in più punti l’architrave giuridica di molti Istituti.

In giorni confusi in cui si parla tanto, e si ciancia, di unioni civili, solo per fare un esempio, basta tornare indietro quel tanto che basta – erano gli anni Ottanta – per citare la sua visione moderna e precorritrice della figura dei “coniugi di fatto”, che Falzea aveva immaginato in posizione paritaria alla famiglia per così dire “tradizionale” sul piano dei diritti, e quindi degna di una tutela civilistica completa.

E qui bisogna citare una delle principali “preoccupazioni” che hanno sempre contraddistinto fino a non molti mesi addietro la sua grande ansia indagatrice: che il legislatore, nel senso più alto del termine, fosse sempre scrupolosamente attento alla società nella sua interezza, per cercare di formare, plasmare, attualizzare gli istituti giuridici come più rispondenti possibile all’evoluzione dei costumi, della vita, alle novità che si presentavano legate ai tempi. Quindi non un diritto “sepolto” o “specchio stanco” della societas, ma un diritto “vivo” che sa “ascoltare” e s’adegua con rapidità. Insomma l’eterna dualità tra Diritto e Vita.

E se si pensa che la sua vasta e multiforme produzione ha abbracciato un cinquantennio della nostra storia giuridica e culturale, si deve iniziare nel 1939 con “Il soggetto nel sistema dei fenomeni giuridici” per giungere sino a “Sistema culturale e sistemi giuridici”, la sua relazione al convegno dei Lincei sulla sistematica giuridica, pubblicata nel 1988 nella Rivista di Diritto Civile. Passando per le voci scritte per l’Enciclopedia del Diritto, soprattutto nel fecondo decennio degli anni 70.

Avrebbe compiuto 102 anni il prossimo 26 agosto, il prof. Angelo Falzea, quando nacque a Messina erano vivi e insanguinati i bagliori del primo conflitto mondiale, si è spento quando le violente contrapposizioni mondiali sono nuovamente tornate a irrompere ed uccidere nella frenetica normalità delle nostre giornate.

Non meno importante è stato il contributo fornito dal prof. Falzea alla generazioni di docenti e studenti che si sono susseguite in due regioni, la Sicilia e la Calabria, nell’arco di un tempo molto vasto, per proseguire la tradizione alta della Scuola creata dal prof. Salvatore Pugliatti. Certo, il suo proverbiale rigore accademico era noto a tutti, e memorabili rimangono alcune sue sfuriate con docenti o “terrorizzati” studenti anche nel corso delle mirabili lezioni di Introduzione alle Scienze Giuridiche. Ma la sua “durezza” caratteriale era probabilmente l’estensione di quanto giornalmente richiedeva a sé stesso. Un rigore assoluto.

Uno dei momenti più belli della sua vita fu senza dubbio la consegna degli “Scritti in onore”, che l’Università di Messina organizzò nel febbraio del 1991, dopo una lunga fase preparatoria. Giunsero tutti i più importanti esponenti delle scuole giuridiche nazionali. E non furono per nulla interventi banali o suadenti, ma sinceramente ancorati all’altezza dello studioso e alle lunghe frequentazioni con l’amico.

Nell’aprile del 1999 fu l’allora presidente del consiglio Massimo D’Alema ad insignirlo, a Roma, del “Premio alla Cultura” per il diritto. Era accanto a personaggi come Carlo Maria Giulini, Emilio Vedova, Alda Merini, Emanuele Severino, Carlo Maria Cipolla, Sophia Loren.

Quando nell’estate scorsa varcò lo strepitoso traguardo dei 100 anni ancora lucidamente ancorato alla vita e con grandi prospettive per il futuro, nella sua villa di Mortelle dopo due mattinate d’agosto passate a chiacchierare davanti al mare, con il suo bastone accanto, rese possibili dalla “mediazione” di suo figlio Paolo, vista la sua ritrosia e quella dose di bonaria alterigia, condensò il suo pensiero in una lunga intervista rilasciata alla “Gazzetta”.

Furono parole a tratti anche molto amare sul passato nonostante i grandi traguardi raggiunti, ansie classicheggianti dell’insoddisfazione che tutti i grandi uomini possiedono.

Disse di ritenersi «scontentissimo» di come aveva speso il suo tempo, perché «... avrei avuto il dovere di allargare l’orizzonte delle mie indagini, ma soprattutto di finalizzarle meglio, in modo che il cittadino qualunque si ritrovasse in quelle problematiche che andavo proponendo». E ancora quando arditamente gli chiedemmo “Che progetti ha per il futuro?”, rispose: «Intanto di non morire subito, è la condizione rispetto a tutte le altre, e poi... ci sto pensando molto, non è che abbia molti spazi... e allora la scelta delle tematiche che devo affrontare diventa condizionante, perché elimina tutto il resto, è questo il “dramma” che sto vivendo in questo periodo».

Ma accanto al Falzea giurista di fama internazionale, forse non tutti conoscono l’altra umanità segreta tra l’archeologia e l’arte, non sanno che sono convissute molte altre anime, per esempio di “raccoglitore” di oggetti d’arte in qualunque espressione si manifestasse, o di unici reperti del passato, o di quadri preziosi, o di libri, per ottemperare all’unico filo conduttore delle ricerca applicata in ogni angolo dell’estensione umana.

Un altro aneddoto illuminante. Alcuni anni addietro, era il 2010, venne a visitare per l’ennesima volta la “Gazzetta”, il passo lento e il suo bastone accanto. E quando tutti pensavano che si volesse fermare ai “convenevoli” da corridoio data l’età, lui sbottò sonoramente con un “Eh no, ma io voglio vedere pure la nuova rotativa, che vi pare”. Poi, giorni dopo, inviò una lettera di ringraziamento, definendo il giornale «una fabbriceria delle notizie». Impareggiabile.

Numerosi, nella giornata di ieri, i messaggi di cordoglio. Il rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra, a nome di tutte le componenti dell’ateneo ha espresso «profondo cordoglio per la scomparsa del decano dei civilisti italiani prof. Angelo Falzea», affermando che «la sua figura è stata un vanto per l’Ateneo peloritano e ha rappresentato un costante modello per generazioni di docenti e studenti».

Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, ha espresso «profondo cordoglio per la scomparsa», ricordando che «fu insigne docente conosciuto a livello nazionale e maestro per generazioni di giuristi ed esponenti della classe dirigente che si è alternata nel corso dei decenni a Messina. Alla famiglia vanno le condoglianze dell’intera Assemblea regionale siciliana».

Il sindaco di Messina Renato Accorinti, ha affermato che con la morte del giurista «scompare una figura importante della cultura italiana e la città di Messina perde un suo prezioso figlio, del quale mancherà il vivace contributo intellettuale e l’impegno sui numerosi fronti».

Oggi nell’aula magna del Rettorato, all’Università di Messina, dalle 9.15 alle 14 si terrà una camera ardente. Al termine un saluto a nome di tutto l’ateneo lo porgerà il prorettore vicario Emanuele Scribano. I funerali si svolgeranno invece questo pomeriggio alle 15.30 nella chiesa di Santa Caterina.

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