Li cercano per multarli e applicare le sanzioni previste per chi non rispetta i regolamenti delle riserve naturali. Se li trovassero, però, potrebbero anche ringraziarli. Perché senza la bravata dei due surfisti che domenica mattina si sono goduti il vento con le loro vele sul lago di Faro, probabilmente della riserva naturale di Capo Peloro si continuerebbe a parlare molto poco.
E invece l’episodio ha permesso di riaccendere i riflettori sui laghi e, in generale, sull’intera area protetta.
Da quando è stata istituita, nel 2001, poco o nulla è stato fatto per proteggerla. «Ma il commissario Romano aveva già deciso di avviare incontri e confronti per cercare di tutelarla maggiormente» racconta l’architetto Gabriele Schifilliti, dirigente della sesta direzione ambiente della città metropolitana di Messina.
«I surfisti non sono un grave problema - spiega - il vero guaio sono le imbarcazioni a motore, i pescatori non autorizzati, le barche ormeggiate nei canali, il degrado. E purtroppo anche la scarsa sensibilità di chi vede quel che accade e non denuncia. Poco tempo fa abbiamo trovato, per caso, una rete di frodo. Ci hanno detto che la persona che la utilizzava lo faceva da anni, ci aspettiamo che la gente ci segnali questi reati». In teoria, dovrebbero farlo le guardie della città metropolitana. «Ne abbiamo solo cinque, però, quattro a Marinello e una a Salina. I territori sono vasti, il personale non basta, per questo abbiamo deciso di installare le telecamere per la videosorveglianza. Manca solo il ponte che dovrà trasmettere le immagini alla centrale, poi avremo il controllo».
Per il momento il lavoro è tutto sulle spalle della polizia provinciale. «Ma anche loro hanno tante cose da seguire e non riescono a monitorare costantemente la riserva. Facciamo ciò che possiamo, abbiamo bisogno dell’aiuto dei residenti. Il canale Margi, per esempio, è pieno di escrementi, rifiuti, rami tagliati dagli alberi. Incontreremo gli abitanti delle case vicine, cercheremo di sensibilizzarli e di far capire loro che vivono in una riserva naturale».
La vicenda dei surfisti è servita, se non altro, a far parlare di nuovo di Capo Peloro. «Vele e tavole per l’ambiente sono il male minore - dice ancora Schifilliti - sono vietate perché possono disturbare i volatili, ma non lasciano segni. È stata solo una bravata, spero sia servita a scuotere le coscienze».