Finisce in Procura la discussa vicenda della festa di compleanno di un componente del cda della Fondazione Mazzullo, tenutasi il 3 gennaio scorso nel Palazzo dei Duchi di Santo Stefano di proprietà del Comune. Il Codacons, tramite gli avvocati Carmelo Sardella e Alessandro Patti, dell’ufficio legale regionale, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica ipotizzando i reati di abuso d’ufficio e peculato, affinché si accertino eventuali responsabilità in merito alla circostanza.
Il salone dell’antico edificio ha ospitato la festa privata di Giuseppe Caudo, componente del cda della Fondazione «animatore - scrive il Codacons - del movimento politico il Megafono, nonché uomo di stretta fiducia del presidente della Regione e componente del suo ufficio di gabinetto. La festa - continua il Coordinamento delle Associazioni per la difesa dell’Ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori - ha registrato la partecipazione dello stesso presidente Crocetta e di altri big della politica».
«Si è così appreso che quella festa di compleanno si svolse (almeno così pare) – continua la nota dell’associazione dei consumatori - senza alcuna autorizzazione da parte del cda della Fondazione e in assenza del pagamento del compenso per la locazione della sala. Nei saloni di quel Palazzo si celebrano solitamente le unioni civili ed il costo per il suo impiego può giungere sino a 800 euro da versare nelle casse comunali. Ma soprattutto parrebbe, stando a quanto dichiarato da alcuni consiglieri comunali di Taormina – sempre secondo il Codacons - che lo statuto della Fondazione Mazzullo non preveda la possibilità di organizzare ed ospitare in quei luoghi eventi di tal fatta».
Viene altresì specificato che «Alfio Auteri, presidente della Fondazione Mazzullo, dice di aver autorizzato il ricevimento in buon fede, essendogli stata preannunciata la presenza del presidente Crocetta ed al fine quindi di promuovere i buoni rapporti tra la città di Taormina ed il presidente della Regione Siciliana».
Per il Codacons, «se davvero i fatti, così come narrati e riportati, dovessero essere veri, ci sarebbe un danno economico procurato alla cosa pubblica, per quanto di modesta entità. Pratiche del genere, se confermate – conclude la nota - meritano di essere condannate al fine di restituire alla collettività quella fiducia nelle Istituzioni che, altrimenti, andrebbe irrimediabilmente perduta».