Maregrosso, ritorno all’inferno. Dopo gli anni del sogno coraggioso, quello della bonifica a colpi di ruspa, il litorale su cui fino agli anni 60 viveva il “Lido sud” è tornato a quella che a molti messinesi sembra la sua destinazione obbligata: la maxi discarica in pieno centro. Ma i tempi sono cambiati.
A qualche centinaio di metri dalla spianata delle demolizioni interrotte, all’inizio della Falce, la riqualificazione sta muovendo un primo passo. Un piccolo parco sul mare dove c’era uno dei più tristi campi rom d’Italia. A Maregrosso no, non si riesce proprio a cambiare. Finita precocemente nel 2012 la stagione di amministratori con lo spirito barricadero dell’ex assessore Isgrò, la campagna di Maregrosso è diventata un ricordo. Qualche altra demolizione è stata fatta, ma la convinzione che gli sgomberi e le ruspe potessero essere una crociata permanente, con l’autoparco protagonista e la Capitaneria a sostegno, è stata abbandonata. Considerata utopistica in tempi in cui non si sa più nemmeno come pagare i dipendenti comunali. Ma si può abbandonare la costa del centro? Ci si può affidare solo ai piani, tra l’altro rimessi in discussione, frutto del Concorso di progettazione? No, perché una cosa, la vita quotidiana, non esclude l’altra, la programmazione. Se non si integrano, anzi, è la morte civile del territorio. Anche perché, quaggiù a poche decine di metri dalla via Santa Cecilia e da frequentatissime realtà cittadine (da un grosso supermercato a ditte artigiane, da un noto caseificio a un cantiere navale, dai pescatori alle coppiette) la città non è morta, pullula di presenze, almeno alla luce del sole. Ma nella spianata delle demolizioni abbandonate si consuma la solita beffa.
A parte i rifiuti speciali (ieri uno scaricatore è stato fotografato e la foto consegnata al nucleo Decoro), campeggiano oltre 400 tonnellate di inerti edili “puliti” che non possono essere accumulati nell’area di stoccaggio Croce che si trova proprio qui, in concessione, a picco sul mare. Perché si tratta di materiale abbancato da inquinatori notturni, e non da autotrasportatori autorizzati. Sono quindi irricevibili dall’imprenditore che opera proprio lì e che non può trasferirli nel sito di recupero gestito a Larderia. Ma per lo più tali inconcepibili masse di detriti sono il frutto delle passate demolizioni. Anni fa la gara, finanziata dalla Regione con 90.000 euro, fu aggiudicata dal Comune che, però, nell’estenuante iter burocratico, finì per perdere le somme, riassorbite nei capitoli regionali. Era stata aggiudicata proprio a Croce che, dunque, paradosso dei paradossi, non può né ricevere nel sito di Maregrosso gli inerti degli abusivi né accogliere a Larderia quelli frutto delle pubbliche demolizioni.
E le discariche inquinanti crescono ogni notte, con il favore del degrado e dell’oscurità, in un’escalation senza mai fine.
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