Con il voto all’Ars si è chiusa una partita nella partita, quella politica. Ma quella più importante sul futuro dell’ospedale Piemonte è ancora tutta da giocare, perché tanti sono i punti da chiarire. A partire da un’attualità da gestire tra mille difficoltà del caso. Uno degli emendamenti votati il 7 gennaio all’Ars e passato quasi in sordina prolunga di un mese, fino al 15 febbraio appunto, i termini entro cui Gucciardi dovrà firmare il decreto e formalizzare, quindi, il matrimonio Irccs-Papardo. Una proroga che, per qualcuno, equivale al prolungamento di un’agonia. La fotografia la offre l’Anaao Assomed Sicilia, l’Associazione medici dirigenti. «La situazione assistenziale nell’area della emergenza-urgenza (Rianimazione, Pronto soccorso) e della specialità ad essa correlate (Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia) è grave. I medici e gli operatori sanitari stanno fronteggiando l’assistenza in due presidi ospedalieri (Papardo e Piemonte) con l’organico previsto per un solo presidio. Ciò comporta enormi carichi di lavoro e notevole rischio clinico per i sanitari e soprattutto per i cittadini». Un allarme che, del resto, aveva lanciato in prima persona lo stesso direttore generale Michele Vullo. Perché è vero che la legge dello scorso ottobre sull’accorpamento Irccs-Piemonte stabilisce che nelle more del decreto il dg dell’ex azienda Papardo-Piemonte deve assicurare «la migliore funzionalità del pronto soccorso e dei servizi e dei reparti correlati», ma è vero pure che lo stesso Vullo, mettendolo per iscritto, aveva sottolineato che per garantire quella “migliore funzionalità” servono standard minimi di personale. Che non ci sono. «Abbiamo un problema drammatico di organico – ribadisce oggi Vullo –. Lavoriamo sotto stress, si pensi che a fare la guardia spesso ci sono i primari, quindi chi dovrebbe operare non può farlo. Il che genera anche problemi di produttività e di equilibri di bilancio. Certo, la proroga al 15 febbraio non ci aiuta». I numeri dicono tutto: ad oggi per i pronto soccorso di Piemonte e Papardo ci sono 17 operatori, 9 nel primo, 8 nel secondo. Sulla carta, invece, ne servirebbero rispettivamente 12 e 18. Quando l’accorpamento sarà operativo, visto che cinque operatori hanno optato per il Piemonte, l’azienda Irccs-Piemonte dovrà assumerne sette, l’azienda Papardo otto. «Il tutto senza copertura finanziaria, perché la legge non ne ha – sottolinea Vullo –, e dentro vincoli stringenti». Proprio l’Assomed, chiederà a Gucciardi, nella riunione tecnica convocata per martedì a Palermo, che «con urgenza venga data la possibilità al direttore generale dell’azienda Papardo di attivare incarichi a tempo determinato per il personale medico e sanitario». Al Piemonte questa situazione va avanti da circa un anno. Un limbo, che per legge, adesso, rimarrà tale almeno per un altro mese. Senza certezze su ciò che accadrà davvero dopo.
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