L’acqua dell’Alcantara, dopo 5 anni, potrà tornare direttamente in città già ad aprile. Il rovescio della medaglia però è il conto salato presentato da Siciliaque per il liquido venduto a Messina dopo la frana di Calatabiano. Ogni giorno, l’azienda mista palermitana fattura 15200 euro circa ad Amam per la fornitura d’acqua che implementa il flusso del Fiumefreddo. Duecentocinquanta litri al secondo di media, valgono, ogni giorno, il valore di una buona utilitaria chiavi in mano. Il conto lo hanno presentato i vertici dell’azienda nata dalla joint venture fra la Regione e i francesi di Veolia, che controllano il 75% della società, alla riunione indetta a Palermo dal commissario per l’emergenza idrica Calogero Foti. Ammonta a 641 mila euro per il periodo che va dal 3 novembre al 14 dicembre, cioè i primi 42 giorni a cui si riferisce il saldo. L’azienda, tuttavia, si è detta pronta a “regalare” i primi 14 giorni di fornitura con uno sconto di 213.000 euro. Nel frattempo, sono trascorsi altri 25 giorni e, calcolatrice alla mano, si scopre che il debito attuale di Amam è cresciuto di altri 375.000 euro. In pratica, senza lo sconto, quell’acqua dell’Alcantara che arriva in città, in 67 giorni è costata circa 1.016.000 di euro. Si tratta di un valore sette volte superiore a quello che Amam spende per il Fiumefreddo.
«Abbiamo risposto a Siciliacque, ne prendiamo atto e vedremo – dice il presidente Amam Termini –. Non possiamo però continuare a ricevere acqua a queste cifre. Stiamo studiando alternative. Comunque, non abbiamo in animo di ribaltare questi costi sui cittadini che hanno già subito gli effetti dell’evento calamitoso di Calatabiano». Positivo l’esito dell’incontro, invece, sul vero punto all’ordine del giorno. «La rifunzionalizzazione della condotta dell’Alcantara – ha commentato Calogero Foti – si farà. Mi sembra che ci sia una convergenza da parte di entrambe le aziende. Bisogna dare un’alternativa valida di approvvigionamento a Messina. Poi altre questioni che riguardano la gestione del liquido che potrebbe arrivare, riguardano le due società». In pratica, l’acquedotto sarà ripristinato, ma l’ufficio commissariale non entrerà nel merito dei costi. Mercoledì prossimo è previsto un secondo sopralluogo in contrada Scoppo, ad Alì, per verificare la reale portata dei lavori necessari. Siciliacque stima una spesa di circa 500.000 euro e di circa tre mesi di lavori. Il braccio di ferro è proseguito poi sull’accordo. Il gestore ha chiesto ad Amam un utilizzo continuativo dell’Alcantara. L’azienda messinese insiste sull’acquisto di quell’acqua così cara solo quando utile o necessario. La frana di Calatabiano oltre ad essere una iattura per tantissimi messinesi, rischia di essere anche un bel salasso per Amam: un milione di euro. Somma cui va aggiunto un altro milione per pagare l’acqua “salata” di Siciliacque.
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