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Giù le mani dal reparto di Ostetricia!

Giù le mani dal reparto di Ostetricia!

 A ricordare a chiunque che quello di Sant’Agata Militello sia un ospedale di fondamentale importanza a servizio di un territorio così vasto e a tratti impervio come quello dei Nebrodi bastano le più elementari nozioni geografiche. Un minimo di buon senso amministrativo, oltreché una battaglia politica seria e autorevole, basterebbero invece a evitare quelle continue spoliazioni, più o meno mascherate, che, negli anni, troppo spesso ne hanno mortificato il ruolo a tutela della salute di 80 mila cittadini del distretto sanitario. La logica di buon senso fortunatamente sembra sia finalmente prevalsa almeno riguardo alla chiusura dei punti nascita. Dalla serrata che, alla scadenza del 31 dicembre, ha determinato la chiusura di altri quattro centri (Petralia Sottana, Santo Stefano Quisquina, Lipari e Mussomeli ) che non raggiungono i 500 parti l’anno, sembra infatti essere rimasto indenne il punto nascita dell’ospedale di Sant’Agata Militello. Molte famiglie, soprattutto nei paesi limitrofi, nonostante la vicinanza chilometrica con Sant’Agata, scelgono di partorire altrove soprattutto per la presenza del reparto Utin cui in caso di necessità i neonati vengono trasferiti, anche a solo scopo precauzionale. Nonostante ciò, l’unità operativa di ostetricia e ginecologia santagatese continua a toccare numeri importanti. La conferma autorevole che il punto nascita santagatese non corra pericolo di chiusura arriva dunque dal senatore del Nuovo Centro Destra Bruno Mancuso che ha fatto sapere di aver avuto, sull’argomento, un colloquio diretto con il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. «La soglia minima di 500 parti l’anno – afferma Bruno Mancuso – è un valore solo indicativo e pertanto non può essere considerato il criterio unico o inflessibile per stabilire la chiusura di un reparto che, nel caso di Sant’Agata, garantisce un servizio essenziale in un territorio difficile come quello dei Nebrodi. Il mantenimento del punto nascita dell’Ospedale di Sant’Agata Militello – chiarisce dunque Mancuso – è legato non solo ai numeri, che si avvicinano comunque ogni anno alla soglia minima prevista di 500 parti, ma ad altri quali la marginalità geografica, l’ampia fetta di territorio di riferimento, la difficoltà di collegamento con i centri montani che gravitano sul nosocomio santagatese e non ultimo, la competenza e la professionalità dimostrata negli anni da parte del personale medico e parasanitario. «I parametri del presidio di Sant’Agata Militello sono in linea con i criteri stabiliti dal “Comitato percorso nascite nazionale” che indicano in modo inequivocabile la strada da seguire. Il punto nascita santagatese – conclude Mancuso – ha pertanto i requisiti essenziali e previsti dalle norme per garantire un adeguato supporto alla donna in caso di situazioni di emergenza che dovessero presentarsi in corso di pre-parto, travaglio, parto e post-parto».

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