Un anno senza più alibi. Questo dovrà essere il 2016. Ed è giusto che le attenuanti non valgano più per nessuno, comprese la presunta classe dirigente, la cosiddetta società civile e, per non far sconti neppure a noi stessi, anche la stampa cittadina. Niente più alibi per la politica, per l’incerta, spesso confusa, giunta Accorinti, per lo sgangherato consiglio comunale, per tutti i nostri strapagati deputati nazionali e regionali. L’amministrazione comunale ha concluso il 2015 con alcuni “botti” dal vago sentore di “prima repubblica”. Intendiamoci, l’acquisto di autobus e la stabilizzazione di lavoratori precari sono fatti importanti. Ma l’esibizione di quei nuovi bus rosso-fiammanti proprio sotto Natale e la firma dei contratti a tempo indeterminato sotto Capodanno hanno fatto venire alla mente abitudini del passato più o meno recente. Accorinti rivendica fin dal primo giorno la sua “diversità” ma della “rivoluzione” annunciata ci sono rare tracce. In realtà, le rivoluzioni durano poco o si trasformano in regimi. Quello che serve a una città è un’amministrazione efficace, che sappia andare oltre le emergenze e che, al termine del proprio mandato, consegni qualcosa di visibile, un’opera, un progetto concreto. Non lo si può fare in pochi mesi, ma questo sarà il terzo anno di governo cittadino e allora gli annunci del “vedrete, ora raccoglieremo i frutti” non reggono più. Noi francamente siamo stufi di leggere il nome di Messina in coda a tutte le classifiche sulla qualità della vita e di vedere scaricate sempre sul passato le colpe di ciò che (oggi) non funziona. Non saremo Bolzano o Trento, lo diventeremo nel 2050 o forse non lo diventeremo mai, ma qualche posto in più ce lo meritiamo o no? Il consiglio comunale ha dimostrato talvolta anche senso di responsabilità ma il caso Gettonopoli e poi il fenomeno della “transumanza” da uno schieramento all’altro hanno di fatto screditato gran parte degli eletti. Nè si può gettare sempre e solo la croce sull’amministrazione, certi comportamenti dimostrano che se qualche consigliere fosse stato alla guida della città, avrebbe perseguito tutto, fuorché l’interesse pubblico. E i deputati? Hanno il vantaggio di non dover rendere conto del proprio operato, immuni come sono dalle attività di governo. Ma mentre danno lezioni di politica e discettano, e stabiliscono il futuro dei Palazzi, se s’impegnassero di più al servizio della comunità (e non dei propri “vassalli”), forse Messina godrebbe dei benefici del “far sistema”, ciò che avviene in tante altre città italiane. Ma gli alibi sono abbondantemente scaduti anche per tutti noi. Intollerabili sono alcuni comportamenti, la maleducazione, l’assuefazione all’i n c i v i ltà, le diffuse complicità, i silenzi, le omissioni, il voltarsi sempre dall’altra parte. E anche per noi giornalisti, beh, è il tempo di fare un bell’esame di coscienza. O Messina cresce col contributo di ciascuno o perderemo tutti.
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