L’imminente 2016 passerà forse alla storia come “l’anno dei cantieri” – così promettono a palazzo Zanca – ma alcune basi di questa svolta, da gettare o da far gettare, obbligatoriamente, entro il 31 dicembre 2015, cioé dopodomani – pena nuove perdite finanziarie e di tempo – non risultano ancora ben costruite e non si vedono con chiarezza all’orizzonte. L’anno finisce e dopo tante riunioni a Roma e a Messina, relazioni on line e “a voce”, annunci soddisfatti e talora trionfalistici, non è stata ancora apposta a Roma la firma di entrambi i ministri competenti (Delrio e Padoan) in calce al decreto che deve rifinanziare l’appalto per il nuovo porto di Tremestieri, ciò dopo l’estinzione del mutuo Dexia e il venire meno dal budget d’appalto della quota di 35 milioni di euro. Sembra diventata la più beffarda delle telenovele la grande opera emergenziale da 72 milioni, inclusa la mancata conferma del co-finanziamento del Cipe. Quell’appalto per costruire la “Piattaforma logistica con annesso scalo portuale di Tremestieri” che fu bandita dal nostro Comune con i poteri dell’emergenza Tir nel lontano anno 2010 ed è stata poi aggiudicata in modo definitivo nel 2013 ad un’associazione d’imprese che attende il contratto. Ma molto di più dell’Ati Coedmar, ad attendere invano il porto a sud, cioé la soluzione dell’emergenza Tir fissata nelle ordinanze della Protezione civile nazionale, è la mortificatissima Città di Messina. Al di là di tutte le complicazioni fin qui affrontate, è mai possibile che debbano passare anni, dalla proclamazione del vincitore, per potergli dire: «Puoi metterti al lavoro, hai 75 giorni di tempo per trasformare in esecutivo il progetto definitivo ed aprire i cantieri». Ma veniamo al traguardo, il cui filo da tagliare sembra venire spostato ogni volta più in là, e senza una vera ragione. Le ultime rassicurazioni ufficiali sulla soluzione dei problemi dell’appalto risalgono addirittura alla metà di ottobre. Quando Ministero, Regione, Comune e Autorità portuale strinsero l’intesa finale per sciogliere quel vecchio mutuo da 35 milioni concesso nel 2010 dalla banca internazionale Dexia Crediop, e non più prorogabile. Lo Stato, che ne era stato il concessionario tramite l’Authority, si era impegnato a mettere la grande toppa finanziaria all’appalto, ricollocando gran parte delle somme mai utilizzate del mutuo nella contabilità speciale dell’ente appaltante, vale a dire del Comune. Il 12 dicembre scorso da Roma filtrava la notizia che l’appo - sita pratica era stata perfezionata e la bozza del decreto di rifinanziamento, per circa 28 milioni, si trovava già sui tavoli dei ministri dei Trasporti Delrio e dell’Economia Padoan. Sono passati quasi 20 giorni, e la doppia firma ancora s’attende. Arriva invece un’altra notizia, purtroppo certa, fornita dal responsabile del procedimento, l’ing. Francesco Di Sarcina: «Se il decreto non viene firmato entro l’anno, scatta la perenzione e si perdono altri 3 milioni di euro che si aggiungono ai 10 non confermati dal Cipe. Al momento disponibili ce non solo 59. Tutto si può aggiustare, certo, ma di questo passo si rischia di non poter far decollare l’appalto». Così si sgretolano fondi preziosi, e le speranze muoiono all’alba
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