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Corsi d'oro 2, nuovi guai per Genovese

La prima udienza di Genovese

Tentativo di concussione all'allora dirigente della Regione Siciliana, Ludovico Albert, e riciclaggio di fondi pubblici tramite un giro di fatture. Sono i due nuovi reati contestati dalla Procura di Messina al deputato nazionale Francantonio Genovese, passato dal Pd a Fi, a conclusione dell'udienza del processo sulla Formazione davanti alla prima sezione del Tribunale. Il legale dell'imputato, l'avvocato Nino Favazzo, ha chiesto termini a difesa e l'udienza è stata rinviata al prossimo 12 gennaio. Le due ipotesi di reato suppletive sono state mosse, a conclusione dell'udienza, dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto procuratore Fabrizio Monaco. I pubblici ministeri hanno contestato al parlamentare in carica, attualmente sottoposto all'obbligo di soggiorno a Messina, anche i reati di tentata concussione ai danni del direttore generale della formazione Ludovico Albert e di riciclaggio del denaro che, secondo l'accusa, sarebbe stato illecitamente percepito dai fondi destinati alla Formazione professionale, attraverso la società Centro Servizi 2000 gestita dalla moglie del parlamentare, Chiara Schirò, anch'essa imputata nel medesimo processo. Il difensore di Genovese, l'avvocato Nino Favazzo, ha chiesto dei termini a difesa per esaminare le nuove contestazioni. La prima sezione del Tribunale penale di Messina ha aggiornato l'udienza del processo al prossimo 12 gennaio. Il primo episodio oggetto della contestazione è stato raccontato in aula dallo stesso Ludovico Albert nell'udienza del 6 novembre scorso, quando il dirigente disse di essere stato convocato nella segreteria politica del deputato a Messina e lì di avere ricevuto la richiesta di un finanziamento più ampio per la società training service, che era riferibile allo stesso Genovese. Al diniego opposto dall'Albert - secondo quanto da lui riferito - il parlamentare gli avrebbe rivolto la seguente espressione "allora vorrà dire che ti attaccheremo a 360 gradi". Albert riferì di essersi sentito minacciato da quella espressione e di avere abbandonato la segreteria dopo essersi salutato freddamente col parlamentare. Nell'udienza del 10 novembre l'imputato Salvatore La Macchia aveva confermato sostanzialmente le dichiarazioni rese da Albert. L'incontro era stato monitorato dalla squadra mobile di Messina con intercettazioni telefoniche e appostamenti. Dai nuovi dati emersi dal processo, la nuova imputazione contestata dai pubblici ministeri. (a.a.)

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