Trascorreranno un altro Natale amaro gli ex lavoratori Servirail. Per quanti prestavano servizio sui treni notte non vi sarà nulla da festeggiare. Il 31 dicembre brinderanno all’anno nuovo, nella speranza che riservi loro qualcosa di concreto sotto il profilo occupazionale. Si sentono ancora una volta «discriminati, umiliati, beffati e ingannati», perché sono gli unici a non essere stati ricollocati in attività facenti capo alle Fs. Eppure, gli accordi sottoscritti lasciavano spazio ad altri scenari. Adesso gli ex “cuccettisti” esprimono forte malcontento in una lettera che segue una comunicazione a firma di Stefano Savino, responsabile Direzione centrale risorse umane e organizzazione di Rete ferroviaria italiana. Infatti, quanto scrive Rfi nelle ultime tre righe della nota rappresenta una doccia fredda: «Quelle condizioni, per le quali non avevamo alcun obbligo, non sono più procrastinabili, né le Aziende possono continuare a sostenere costi non giustificabili». Savino, prima di giungere a tale conclusione, ricorda comunque che il Gruppo aveva preso la decisione di fare riferimento agli ex lavoratori per le future esigenze di assunzioni sia nelle ditte appaltatrici, che nelle società del Gruppo. «L’offerta prevedeva, come prima misura, l’assunzione con contratti a tempo indeterminato, in appalti diversi da quelli relativi al servizio di accompagnamento dei treni notturni». Vi aderirono 250 lavoratori, tra cui 54 del bacino siciliano. Come seconda misura, si diede la possibilità di accedere a una selezione prioritaria e riservata, finalizzata all’assunzione in Rfi nel 2013 e 2014, per le esigenze presentatesi nelle attività di manutenzione delle infrastrutture. In tutto, 40 unità. di cui 17 in Sicilia e Calabria. «Ma – scrivono gli ex Servirail – vorremmo sapere perché Ferrovie non ci considera ancora, abbiamo seguito tutte le indicazioni. Abbiamo svolto un anno in più di percorso propedeutico rispetto ai nostri colleghi già assunti da Rfi nel gennaio 2013. Siamo gli unici che il 31 dicembre di quest’anno saranno di nuovo licenziati». Infine, un appello alle istituzioni messinesi, altrimenti sarà nuovamente protesta per strada.