Sono ancora anni di lotta, per sradicare in seno alla criminalità organizzata la malapianta delle corse clandestine di cavalli: lanciate all’alba, all’impazzata, su alcune strade. Soprattutto una, sempre la stessa: il viale Giostra fino a S. Michele. Svariate operazioni, dalle “Piste di sabbia” alla “Gramigna”, solo per citare le ultime, hanno colpito il business delle scommesse, il motore che alimenta quella pratica in cui tutto è reato. Tanto che gli animali, quando non servono più, vengono lasciati morire in zone desolate, o stramazzano vittime di sforzi e farmaci. Ma c’è un altro aspetto che inquieta almeno quanto le sevizie agli animali. Quello dell’arroganza suprema con cui organizzatori, scommettitori e fantini protagonisti di queste “sfide” trattano questioni chiave come la sicurezza e la viabilità di Messina: l’incolumità di eventuali cittadini malcapitati, pedoni o automobilisti, ma anche quella degli stessi partecipanti a vario titolo o spettatori. Per non parlare del diritto di chi, attraversando la città all’alba, si trovi la strada illegalmente sbarrata o di quello al riposo e alla quiete di quanti risiedono nelle case vicine alle strade-galoppatoio. Ha suscitato sconcerto, dunque, ma non sorpresa, la notizia data ieri dalla Gazzetta in merito all’ennesima sfida illegale consumatasi all’alba di domenica, nel corso della quale due fantini sono rimasti feriti per l’urto dei calessi lanciati a tutta velocità ed un cavallo ha proseguito la sua corsa lungo il viale. I due fantini sarebbero stati medicati in ospedale ma senza passare per le ambulanze del 118, né dichiarare la vera causa dei loro traumi.
Potete leggere l'intervista nell'edizione cartacea
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