di Alessio Morganti
Per gli amanti del cinema è un momento epocale il passaggio dalla pellicola, legata indissolubilmente agli esordi e alla storia della Settima Arte, alla rivoluzione digitale. L’addio al tradizionale sistema di proiezione cinematografica, inventato dai fratelli Lumière, per il passaggio alle moderne tecniche dei giorni nostri è narrato nel documentario “L’ultimo metro di pellicola”, scritto, diretto e prodotto da Elio Sofia, regista, attore e sceneggiatore catanese, che verrà presentato lunedì alle 21 nella Multisala Iris, sempre attenta anche al mondo delle produzioni indipendenti. Per l’occasione, in sala sarà presente lo stesso Sofia, che al termine della visione si intratterrà in un dibattito con i presenti.
“L’ultimo metro di pellicola” ha vinto il “Premio Cariddi” quale miglior documentario alla 61. edizione del Taormina Film Fest, dove è stato presentato in anteprima mondiale. Inoltre alla 8. edizione dello “Sciacca Film Fest” si è aggiudicato il premio del pubblico quale miglior documentario. Fuori concorso è stato proiettato al “Festival Internazionale del Cinema Di Frontiera” di Marzamemi e allo “Ortigia Film Fest”, riscuotendo sempre grandi consensi.
Tra nostalgia per l’epoca della pellicola che ha regalato la magia dell’immagine in movimento agli spettatori e l’avanzare e affermarsi del progresso digitale, il documentario porta alla luce le conseguenze e le trasformazioni che seguono tale radicale mutamento. Particolare attenzione è dedicata alla Sicilia, ultima regione italiana ad abbandonare la pellicola in favore della nuova tecnologia.
Elio Sofia ha creduto fortemente in questo progetto, interamente autoprodotto. “L’ultimo metro di pellicola” è stato realizzato, nell’arco di tre anni, anche grazie alla collaborazione esecutiva della factory artistica “Studio Gazzoli” di cui lo stesso Sofia fa parte. Nel documentario sono i proprietari di sale cinematografiche, anziani proiezionisti e tecnici specializzati che – nel raccontare il loro rapporto d’amore con lo storico supporto – danno corpo e voce a un’epoca e a una storia. Sul grande schermo si avvicendano anche le immagini, malinconiche, della chiusura di molte sale cinematografiche, lo smontaggio dei proiettori e la distruzione materiale della pellicola a suggello dell’avvenuta trasformazione. Tante anche le testimonianze di personaggi noti, come Leo Gullotta e il regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì.