Sovrabbondanza di violenza per raggiungere gli obiettivi. Questa la frase usata dal procuratore capo Guido Lo Forte per inquadrare, senza mezzi termini, la forza e la spregiudicatezza delle giovani leve barcellonesi, molte delle quali figli d’arte, finite nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Giovanni De Marco su richiesta dello stesso Lo Forte e dei Pm della direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo. Sono tutti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, porto abusivo d’arma da fuoco, furto e incendio aggravati dalla disponibilità di armi. Le dichiarazioni di due nuovi collaboratori Franco Munafò e Alessio Alesci e l’attività investigativa dei carabinieri di Barcellona e della sezione anticrimine del Ros di Messina hanno consentito di fare piena luce su tre episodi inquietanti che si sono verificati l’anno scorso in provincia di Messina, in particolare gli incendi alla discoteca di Villa Liga di Furnari, all’imbarcazione Eolo D’oro e la rapina, con ferito, commessa ai danni di un supermercato di Campogrande di Tripi. I destinatari della misura cautelare sono Giuseppe Ofria, figlio di Salvatore rinchiuso al 41 bis, Bartolo D’Amico, Marco Chiofalo, detto Balduccio, Giovanni Fiore, Carmelo Crisafulli, tutti e cinque già detenuti, gli altri sono Salvatore Chiofalo, Santino Benvenga, detto Gigi e Tonino Biondo, alias Palloncino. Quella illustrata oggi è il proseguo dell’operazione Gotha 5, che tra aprile e giugno scorsi ha portato all’esecuzione di 32 provvedimenti restrittivi.
Secondo le dichiarazioni dei collaboratori, l’idea di dare fuoco a Villa Ligà, nell’agosto del 2014, sarebbe stata proprio dai due pentiti Alesci e Munafo e dal giovane Giuseppe Ofria, per far pagare, a caro prezzo, uno sgarbo ricevuto da quest’ultimo, il mese precedente, all’ingresso della discoteca da parte dei componenti del servizio di sicurezza che non lo avrebbero rispettato abbastanza. L’incendio, per il quale sono stati utilizzati 70 litri di benzina sarebbe, poi, stato materialmente eseguito da Santino Benvenga, Marco e Salvatore Chiofalo. e Bartolo D’Amico, quest’ultimo rimasto gravemente ustionato tanto da essere costretto a farsi curare, segretamente, a Lipari.
L’attentato alla nave da diporto Eolo D’Oro, nel dicembre del 2014, sarebbe, invece, stato commissionato da Giovanni Fiore, recentemente arrestato per le estorsioni commesse nei confronti di imprenditori edili che stanno eseguendo lavori sul lungomare di Ponente a Milazzo. Per incendiare l’imbarcazione dell’imprenditore Salamone, Fiore si sarebbe rivolto ai giovani rampanti della famiglia barcellonese per dare una lezione al competitor della famiglia della sua fidanzata, impegnata nell’ambito del trasporto turistico nelle isole Eolie. Per compiere l’attentato, il gruppo barcellonese ha percepito 2000 euro e utilizzato 200 litri di benzina.
I danni dei due incendi dolosi sfiorarono i due milioni di euro, evidente, quindi, la discrasia tra le cause e gli effetti. Fatta piena luce anche sulla rapina al supermercato Spaccio Super Fresco di Campogrande di Tripi, commessa da Carmelo Crisafulli con due complici. I malviventi per guadagnarsi la fuga non esitarono a sparare due colpi d’arma da fuoco, di cui uno ferì un cliente provocandogli gravi lesioni ad una gamba. L’operazione di oggi dà un altro colpo alla famiglia mafiosa barcellonese anche se il rimpiazzo delle vecchie con le nuove leve continua ad essere nel mirino degli investigatori.