Tra emergenza idrica e inchieste giudiziarie ricorderemo a lungo questo inizio di novembre. La città assiste attonita, spazientita, indignata. E paradossalmente sono proprio le commissioni consiliari utilizzate come “bancomat” a fare ancor più male rispetto agli “affari” che si celano dietro i grandi appalti o le gare per le forniture. Gli episodi di corruzione dovrebbero essere valutati con giudizi molto più severi ma, in realtà, la crisi economica ci ha cambiati tutti. E oggi la gente, sì proprio il cittadino comune che non arriva nemmeno alla seconda metà del mese, che ha lo stipendio falcidiato dalle trattenute, che paga tasse e balzelli di ogni genere, che ha perso il lavoro o ha smesso di aspettarlo, s’indigna quasi meno perché il boiardo di Stato si è preso una mazzetta da milioni di euro rispetto al caso dell’assessore di Napoli che va allo stadio con i biglietti omaggio per sè e uno stuolo di parenti e amici o del consigliere comunale di Messina che si scopre molto più veloce di Usain Bolt e in pochi secondi riesce a timbrare la presenza e a fuggire poi per altri lidi, perché tanto «di far le commissioni non me ne fotte nulla», per citare la più emblematica delle intercettazioni allegate all’inchiesta di Gettonopoli. Guai a generalizzare, a cadere nella più becera demagogia (“sono tutti uguali”, “sono tutti ladri e banditi”), ma non si può pensare di chiedere alla cittadinanza sforzi e sacrifici, per molti insopportabili, e poi comportarsi come nulla fosse. Ecco, questa è la vera pietra dello scandalo, al di là del gettone in più o in meno: è l’indifferenza ai valori, l’assoluto menefreghismo che tanti mostrano nei confronti del bene comune.