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Prima i problemi della città, poi gli slogan

                                                                                                    di Lucio D'Amico

C’è un tempo per ogni cosa, diceva il Qoelet. E questo non è il tempo di fare del IV Novembre il pretesto dell’ennesimo scontro istituzionale tra sindaco e prefetto. In uno dei momenti più difficili della storia recente di Messina, tra emergenze che attengono davvero alla vita quotidiana delle persone, far prevalere le proprie visioni ideologiche non solo non è utile alla causa che si vuol propugnare, ma è dannoso. E rischia di produrre l’effetto boomerang. Renato Accorinti veste di nuovo i panni del pacifista (lui non li mai smessi, e fa bene perché è coerente con i propri principi) ma il suo roboante «appello a tutti i sindaci per riflettere sul disarmo e sulla pace» sembra davvero decontestualizzato, come fosse stato scritto in un periodo di tranquillità, con la città senza più problemi. E invece, siamo costretti a ricordarlo, i messinesi sono usciti stremati da un’emergenza “primordiale”– la mancanza del bene più prezioso, l’acqua – e sono sprofondati dopo appena 24 ore di nuovo nell’incubo. E tutto ciò avviene mentre le telecamere degli inviati degli organi di informazione rilanciano in tutt’Italia le immagini della città “asseta - ta” e sempre più sporca, in molti rioni e quartieri tra autobotti e cumuli di rifiuti sulle strade. Tutto è nato proprio il 4 novembre di due anni fa e, per tutto, intendiamo la contrapposizione e le incomprensioni tra il sindaco, il prefetto e le autorità militari. Insistere su questo tasto, propugnando legittimamente le proprie idee ma non da sindaco dell’intera città, a che serve? A chi serve? E soprattutto in questo momento? «Mi piace ricordare – scrive Accorinti– le parole illuminate di Sandro Pertini, che disse: “'Svuotate gli arsenali strumenti di morte. Riempite i granai fonte di vita”. Mi piace ricordarle anche a voi tutti, amici sindaci. Perché abbiamo il dovere di ascoltare quell’esortazione e farla nostra, consapevoli delle carenze con le quali siamo costretti ad amministrare le città, chiedendo di riconvertire le spese militari in investimenti sulla scuola, sui servizi essenziali, sulla messa in sicurezza dei territori, sulle infrastrutture». E poi l’invito a esporre durante la cerimonia del 4 Novembre la bandiera della pace. Risolva i problemi di Messina, sindaco, e poi affrontiamo le questioni della pace universale

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