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L’Alcantara è nostro
E così ci è stato rubato

di Emanuele Rigano

Ma è davvero alla Siciliacque che dobbiamo chiedere il permesso di utilizzare l'acqua proveniente dall'Alcantara? Moralmente il “no” è una risposta facile, considerando che il sistema di approvigionamento idrico fu costruito per servire Messina e i paesi della riviera jonica, mentre amministrativamente la risoluzione del quesito è leggermente più complessa ma potrebbe non essere diversa. Basta tornare indietro nel tempo a quando, nell'aprile del 2004 l'assessorato regionale ai Lavori pubblici stipulò una convenzione con la Siciliacque, azienda privata a parziale capitale pubblico, affidando a quest'ultima la gestione dei sistemi sovrambito, tra cui venne inserito anche l'Alcantara, dando di fatto vita ad un caso che ancora oggi, al netto della crisi idrica che ha colpito Messina, non è stato risolto.

La ricostruzione.

Poco più di un mese prima, nel marzo 2004, l'Ato idrico di Mesina aveva chiesto la concessione di derivazione d'acqua dalle sorgenti Gurno, San Bartolomeo, Cottanera, da quattro pozzi del territorio di Castiglione e di 3 a Mojo Alcantara, motivata dal preminente interesse pubblico della risorsa. Si va avanti nel tempo senza che le cose cambino, ma con la Società d'ambito messinese, supportata dalla Provincia regionale, che continua a sollecitare i propri diritti sulla condotta. Nel frattempo viene aggiornato il Piano regionale generale degli Acquedotti (Prga) siciliano, con l'Ato che ribadisce il proprio interesse sull'Alcantara chiedendo formalmente che esso non venga dichiarato sovrambito fino alla definizione della richiesta di concessione avanzata, anche perché territorialmente l'impianto fornisce solo Messina pur ricadendo su territorio etneo. La Regione, però, trova la sponda per piazzare l'operazione: Siciliacqua presenta un'ulteriore istanza per utilizzare un'aliquota della portata destinata all'acquedotta Alcantara per integrare l'acquedotto Ancipa (che serve diversi comuni delle province di Enna, Caltanissetta e della Piana di Catania) «in considerazione della diminuzione del fabbisogno idrico dei Comuni della fascia jonica», proponendo al contempo due distinte domande per concessione per uso idroelettico (sfruttando i salti esistenti nell'Alcantara). In sostanza, non solo la Regione ha trasferito dall'Eas alla Siciliacque una condotta che, è giusto ricordarlo, fu realizzata dal Comune di Messina attraverso un finanziamento della Cassa del Mezzogiorno senza mediazione di altri enti, ma ha deciso di affidarlo ad un gestore terzo che potrebbe non essere nelle condizioni burocratiche di usufruirne.

La concessione.

L'Ato idrico, con la Provincia regionale guidata prima da Turi Leonardi e poi da Nanni Ricevuto, proseguì con la battaglia istituzionale interpellando a più riprese il Consiglio superiore dei Lavori pubblici, il quale si espresse con diversi pareri senza però mai fare chiarezza sulla titolarità delle fonti. Il Ministero dell'Ambiente, dal canto suo, ha chiesto integrazioni al Genio Civile di Catania, ma nemmeno il tortuoso carteggio tra enti ha sbrogliato la matassa. Il Consiglio ha precisato che «il trasferimento di titolarità dell'iniziale istanza di concessione per il trasferimento della risorsa idrica deve essere chiarito alla luce di quanto espressamente previsto dalla convenzione tra la Regione siciliana e la Siciliacque», all'interno della quale, però si chiarisce esclusivamente che sono oggetto di affidamento «le prestazioni ed attività necessarie ad acquisire i permessi, le autorizzazioni, le concessioni, le licenze e i nulla osta».Lo stesso organo superiore evidenzia che «le valutazioni idrogeologiche sulla disponibilità delle risorse ed il piano di monitoraggio saranno sottoposti all'esame dell'Autorità di bacino per il parere di competenza», autorità che però, in Sicilia, non è mai stata costituita.

La nostra città.

Messina ha necessità, oltre che diritto, di potere godere di una fonte d'approvigionamento sicura, che se non può essere garantita dal Fiumefreddo dovrà essere assicurata in altro modo, specialmente se quella che viene considerata un'alternativa gli è stata sottratta in maniera ancora adesso non del tutto chiara. Dunque si faccia luce su cosa è accaduto, ora che i riflettori sono accesi, soprattutto si dia dignità ad una popolazione che in sette giorni ha dimostrato una soglia di sopportazione fuori dal comune. Si rimetta l'Alcantara a disposizione dei messinesi, con una convenzione che deve assolutamente prevedere l'impegno diretto della Regione, che ha sulla coscienza l'enorme confusione derivata da un percorso poco coerente nel contesto politico-gestionale della risorse idrica dell'Isola.

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