È un ultimo posto che “brucia”. Per l’amministrazione che ha fatto della “qualità della vita” la sua linea prioritaria d’azione, finire al centroquattresimo posto, su 104 Comuni d’Italia, nella graduatoria speciale della XXII edizione del Rapporto sull’Ecosistema urbano di Legambiente (in collaborazione con “Il Sole 24 Ore”), è indubbiamente uno smacco. Certo, si tratta di classifiche che possono anche lasciare il tempo che trovano, basate su una serie di parametri criticabili o, comunque, in rapida evoluzione da un anno all’altro, sta di fatto, però, che Messina è il Comune capoluogo di provincia fanalino di coda. Si profila una retrocessione con disonore, se non si registrerà una svolta vera, efficace e concreta. Sono 18 gli indicatori selezionati nell’ambito delle cinque macro aree, riguardanti la gestione delle componenti ambientali essenziali in una città: l’aria, le acque, i rifiuti, la mobilità urbana, l’energia. Per ciascuno dei parametri, ogni Comune ottiene un punteggio variabile da zero a cento. Vi sono settori che “pesano” di più nel giudizio finale, ed è questa una delle ragioni per le quali, ad esempio, Messina non va male su alcuni fronti ma, poi, precipita in altri, conseguendo alla fine la maglia “nera”. La mobilità pesa complessivamente per il 35 per cento del totale, le condizioni dell’aria il 23 per cento, i rifiuti il 18, l’acqua il 14, l’energia il 10. E i sei principali indicatori – raccolta differenziata, “Pm10”, “NO2”, passeggeri del trasporto pubblico, depurazione ed energie rinnovabili – valgono il 54 per cento del totale dei punteggi assegnabili. L’indice complessivo per Messina si ferma al 16,82 per cento. Nelle ultime dieci posizioni vi sono città calabresi (Crotone, Catanzaro, Reggio, Vibo Valentia) e siciliane (Caltanissetta, Catania, Palermo e Agrigento). Come sempre, il Meridione arranca, seppur con qualche lodevole eccezione. Ad esempio, Cosenza che balza addirittura all’undicesimo posto e che dimostra come, in fondo, anche nel profondo Sud si può garantire un’apprezzabile qualità della vita (Cosenza ottiene come punteggio finale 64,71, 48 voti in più di Messina e questo è un dato che deve far riflettere). Guidano Verbania e il Lago Maggiore, le “solite” Trento, Belluno e Bolzano, ma nei primi posti vi sono anche città inaspettate come Macerata e soprattutto come Oristano, che conquista un sorprendente sesto posto rispetto a città come Verona (trentaduesima), Firenze (a quota 43), Bologna, Milano o Genova (tra il cinquantesimo e il cinquantottesimo posto). Come sottolineato nel “report”, nel gruppetto non vi sono solo bocciature: «Ad esempio Messina e Vibo Valentia hanno una bassa produzione di rifiuti». Ma è soltanto un “piccola” consolazione. Resta quel desolante ultimo posto che stride con i proclami della “rivoluzione” annunciata ma ancora ben distante dall’essere attuata
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