Si registrano novità nell’inchiesta sulla banda specializzata in furti di gasolio all’Atm. Mentre il filone principale procede separatamente, con cinque imputati già condannati in abbreviato e uno giudicato con il rito immediato, per altri soggetti coinvolti è giunto il momento della chiusura delle indagini preliminari. Sono 17 i relativi avvisi notificati ai difensori, sulla scorta di quanto disposto dal pubblico ministero Alessia Giorgianni. Si tratta di Rosario Allegra, 54 anni; Antonino Pandolfino, 49 anni; Letterio Lucà, 35 anni; Mohamed Jarib, 37 anni; Fabio Siracusano, 35 anni; Paolo Settimo, 31 anni; Santo Delia, 53 anni; Giovanni Fondarò, 62 anni; Salvatore Carbone, 47 anni; Salvatore Musolino, 62 anni; Francesco Nunnari, 28 anni; Daniele Guglielmo, 45 anni; Gaetana Musumeci, 43 anni; Rosario Cannavò, 46 anni; Francesco Tuccio, 55 anni; Franco Scopelliti, 45 anni; Rosaria Mondello, 25 anni. Sostanzialmente, questo filone si concentra sugli episodi di ricettazione («per aver ricevuto carburante provento di furto» e «in alcune occasioni aver rifornito l’autovettura in uso»). Escono dall’inchiesta Sergio Catanzaro, Francesco Maimone, Nicolò Silvio Paternò e Santo Cutroneo. Si riduce, quindi, il numero delle persone sotto inchiesta, inizialmente 27. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Domenico Andrè, Antonino Centorrino, Luigi Gangemi, Nino Cacia, Salvatore Silvestro, Giuseppe Bonavita, Filippo Alessi, Francesco Sciortino, Gabriele Sottile e Patrizia Di Cesare. Per quanto riguarda il processo già in corso a Palazzo Piacentini, lo scorso aprile, il gup Maria Vermiglio ha inflitto a Giovanni Batessa 6 anni e 6 mesi di pena più 5.400 euro di multa; a Placido Fumia 6 anni e 4.800 euro di multa; a Giuseppa Urbino 2 anni e 6 mesi più 800 euro di multa; a Vennero Rizzo detto “Nando” 2 anni e 10 mesi più 1.200 euro di multa; a Domenico Cristian Batessa 2 anni e 800 euro di multa. Fumia, Urbino e Batessa hanno registrato anche alcune assoluzioni parziali. Inoltre, l’Atm, parte civile rappresentata dall’avvocato Vittorio Di Pietro, ha ottenuto un risarcimento immediato di 30.000 euro.
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