La dottoressa Maria Baronello era stata nominata dal consiglio comunale Garante dei diritti per l'infanzia e l'adolescenza il 15 aprile 2014. L'aula doveva scegliere fra i cinque professionisti che avevano presentato il curriculum allorquando a palazzo Zanca erano stati avviati i termini del bando. Il garante, che svolge la propria funzione a titolo gratuito, dura in carica 5 anni ed è rieleggibile solo una volta. La sua figura è stata istituita con regolamento comunale, come avvenuto in molte altre regioni e città d'Italia, facendo riferimento alla convenzione delle Nazioni Unite del 1989, ma anche alla Carta di Treviso del 90 e alla legge italiana del 12 luglio del 2011 che promuove, a livello nazionale, iniziative di sensibilizzazione e diffusione della cultura dell'infanzia e dell'adolescenza, finalizzata al riconoscimento dei minori come soggetti titolari di diritti. La nomina della Baronello era stata supportata dal parere positivo di legittimità sul suo curriculum da parte dei dirigenti. E proprio ieri, la professionista ha inviato all'amministrazione la sua relazione annuale che servirà all'assessore alle politiche sociali, Nina Santisi, per programmare i servizi del 2016. Un'analisi certosina contenente anche dati numerici precisi, con approfondimenti delle criticità, delle devianze, delle povertà, della dispersione scolastica, dell'assistenza dei minori, anche nelle comunità, dei servizi disponibili e di quelli che devono essere implementati o addirittura avviati. Sotto esame anche la nuova emergenza che la città deve affrontare, quella dell'accoglienza dei minori migranti non accompagnati che- sottolinea la Garante- è triste che vengano sistemati nelle palestre. Ma al Comune, dal 23 settembre scorso, sulla scrivania del sindaco Renato Accorinti, c'è una lettera del direttore del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità della Sicilia, del Ministero della Giustizia, Angelo Meli, il quale scrive, intanto che la dottoressa Baronello è dipendente di quell'ente, quale funzionario della professionalità di Servizio Sociale, iscritto all'albo regionale degli assistenti sociali, quindi questa sua posizione non appare compatibile con il ruolo svolto per il Comune di Messina, ma soprattutto che il Ministero non ha mai rilasciato alcun nulla osta o autorizzazione per lo svolgimento di altri incarichi, oltre quello derivante dall'essere pubblico dipendente di ruolo, con conseguente rapporto di lavoro esclusivo. Nei prossimi giorni, dunque, c'è da aspettarsi che il consiglio comunale sia sollecitato dal segretario generale Antonio Le Donne a revocare la delibera di nomina in autototela, rimuovendo la professionista dall'incarico e, se tutto sarà confermato, a nominare un nuovo garante
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