Stavolta si è verificata alle 9.55 del mattino, il 31 agosto scorso era accaduta alle 21.30. In entrambi i casi è stata un’invasione di cinghiali in cerca di cibo, un evento folle per un popoloso condominio del centro quale è la cooperativa Fede di San Licandro, lungo la Circonvallazione alle spalle del Bar Rizzo. Ieri mattina, però, l’ennesimo campanello d’allarme d’una città che non si fa mancare alcuna emergenza (persino quella delle razzie dei cinghiali) ha risuonato in modo particolarmente forte, ed ormai assomiglia a una sirena che solo i sordi possono non udire. Poco prima delle dieci del mattino, dunque, Antonio Falcone, anziano residente nel complesso, affacciandosi al balcone, ha visto che nel sottostante giardinetto di sua proprietà sei cinghiali – due adulti e quattro cuccioli – stava - no divorando direttamente dalle ciotole il cibo del suo cane. Quest’ultimo, spaventato, abbaiava all’impazzata ma prudentemente si manteneva a distanza da quel branco selvatico. Falcone, istintivamente, è sceso nel giardinetto dopo essersi armato di un bastone di legno ed ha provato ad allontanare i cinghiali ma senza alcun esito. «Anzi – racconta – i due adulti, probabilmente innervositi ma senza neanche muoversi, mi hanno puntato lo sguardo addosso ed io a quel punto ho avuto avvero paura, ho buttato via il bastone e mi sono chiuso dentro». Stavolta, a differenza di quanto accadde il 31 agosto, in occasione dell’irruzione di sette cinghiali, Antonio Falcone, non ha avuto neanche la voglia di appellarsi alle forze dell’ordine: «Ho perso la fiducia, se avessi chiamato ad esempio la Polizia municipale o la Forestale, sarebbero forse intervenute subito? Su quest’argomento ho la sensazione che ci sia un grande rimpallo di responsabilità, sento sempre parlare di riunioni decisive per risolvere quest’emergenza ma in concreto ancora non è cambiato nulla». Quel che appare ormai certo è che una parte della zona centro-nord della città –in particolare San Licandro e il rione Ogliastri –ma perfino piccole aree collinari prospicienti al viale Regina Margherita sono ormai stabilmente attraversate da piccoli branchi. Al di là del rischio sanitario collegato – anzitutto per gli animali domestici e le greggi – a eventuali casi di “tubercolosi bovina” (uno già riscontrato nel 2014) c’è anche un rischio per la pubblica incolumità. I cinghiali cercano cibo, sono attratti dagli odori dei cassonetti, entrano in competizione con cani e gatti, possono provocare condotte imprudenti da parte dei cittadini e le femmine, a difesa dei piccoli, diventare aggressive. Insomma, sull’asse Messina-Palermo, è l’ora di mettere in atto soluzioni concrete.