La nave al centro del porto raccoglie campioni di terra. Deve verificarne caratteristiche e provenienza, analizzarli e valutare meglio come intervenire per creare la famosa barriera per proteggere il porto. In sostanza, si scaverà una sorta di fosso profondo diversi metri che andrebbe a riempirsi di volta in volta durante le mareggiate. L’obiettivo è evitare che ogni sciroccata provochi disagi e chiusure a Tremestieri.
L’approdo a sud oggi è rimasto chiuso ai mezzi pesanti per effettuare queste verifiche, il problema però è che qui di interventi ne servirebbero anche altri. Peraltro piuttosto urgenti. L’immagine della sabbia che si è accumulato accanto al braccio del porto è emblematica. L’ultimo dragaggio dopo le mareggiate invernali lo hanno fatto subito prima dell’estate. Senza mareggiate e senza condizioni difficili, qui dentro sono entrate ugualmente diverse migliaia di metri cubi di terra. Basta niente, per arrivare di nuovo alla chiusura. A metà settimana è prevista un primo assaggio di scirocco, potrebbe già mettere in crisi l’approdo.
Ecco perché al di là dei carotaggi i dipendenti della società che gestisce l’approdo e i sindacati sono preoccupati. Qui si interviene sempre e solo in condizioni di emergenza, e invece bisognerebbe farlo anche in modo ordinario, per evitare disagi e chiusure indesiderate. Le verifiche di oggi dovrebbero servire a studiare una soluzione duratura, il problema però è che arrivano forse troppo tardi. La storia di questo approdo ha dimostrato che i tempi della burocrazia sono lunghi. Il meccanismo contorto delle autorizzazioni a procedere ai vari dragaggi ha reso il porto inutilizzabile per diversi mesi lo scorso anno. Questi interventi preventivi andavano sicuramente studiati e soprattutto autorizzati prima. Il pericolo, insomma, è che si intervenga quando sarà già tardi. Probabilmente lo è già adesso.
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