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Il punto di rottura tra il Palazzo e la città

 Quando si raggiunge il punto di rottura, le alternative sono due: o si tenta di ricostruire o si prende atto che non c’è più niente da fare. Dallo scontro tra amministrazione e consiglio comunale non esce nessun vincitore ma un solo sconfitto: la città. Surreale il clima ieri a Palazzo Zanca. Erano state convocate due commissioni, alla presenza degli assessori all’Ambiente e ai Servizi sociali, però in entrambi i casi, su input dell’ufficio di presidenza del consiglio, agli esponenti della giunta Accorinti è stato impedito di intervenire e, dunque, sia Daniele Ialacqua sia Nina Santisi sono andati via. È la risposta dei consiglieri a quanto accaduto la sera precedente, con quello che è stato definito «il gravissimo affronto» del sindaco e dei suoi assessori che si sono rifiutati di partecipare alla seduta consiliare e hanno indetto, in contemporanea con i lavori d’aula, un’improvvisata conferenza stampa. Di fatto, dunque, siamo alla paralisi. Se non si arriva a un immediato chiarimento, il Comune rischia di collassare proprio nel momento in cui si dovrebbero discutere temi fondamentali per il futuro dell’Ente (il bilancio) e che coinvolgono direttamente la cittadinanza (la Tari è un balzello che paghiamo tutti, non è una semplice questione di palazzo...). Ci sono ancora le condizioni per proseguire il mandato amministrativo affidato al sindaco Accorinti e la consiliatura? Ai messinesi delle manfrine, dei torti o delle ragioni di ciascuno, interessa poco o nulla. La gente vuol sapere perché, al netto delle strumentalizzazioni e delle demagogie, ad esempio, non si è riusciti ad evitare la chiusura della piscina comunale di viale San Martino che ha un vastissimo bacino d’utenza e che svolge anche una funzione sociale, visto che ospita quotidianamente decine di bambini e ragazzi diversamente abili. O vuol capire perché a un messinese la tassa sui rifiuti costa costa dieci volte di più rispetto a tutti gli altri siciliani, a fronte di un servizio assolutamente deficitario. Non se ne può più neppure delle continue divergenze istituzionali. La Prefettura e il Comune, giorno dopo giorno, sembrano in perenne contrapposizione. E chi assiste, attonito, si chiede «ma quanto durerà?». La presidente del consiglio comunale ha formalmente diffidato il sindaco: «La legge – ha detto Emilia Barrile – impone la presentazione della relazione annuale su quanto fatto dall’amministrazione, Accorinti la presenti subito in consiglio oppure saremo costretti a chiedere l’intervento del prefetto e dell’assessorato regionale agli Enti locali». Tra moniti, scambi di accuse, diffide, Messina assomiglia sempre più a una barca alla deriva.

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