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Si chiama “Febbre dello Stretto”, è poco conosciuta ma curabile

 Diffusa in Italia, Grecia e Spagna, la “Febbre dello Stretto” – così chiamata perché metà dei casi italiani si registra tra le province di Messina e Reggio Calabria – è una malattia rara che colpisce soggetti con una prevalenza variabile tra 1/200 e 1/1.000. Per segnalare il forte legame tra la patologia ed il territorio, l’AIFP (Associazione italiana febbri periodiche) ha realizzato il video educativo e informativo “Scilla, il mito della Febbre Mediterranea Familiare”, realizzato con l’aiuto della compagnia artistica Doyoudada e basato su un testo ideato da Micaela La Regina, dirigente medico a La Spezia. La “Febbre dello Stretto” fa parte del gruppo di “febbri periodiche autoinfiammatorie”, malattie genetiche rare che si manifestano entro i primi 10-20 anni di vita. «Le febbri periodiche autoinfiammatorie – afferma Romina Gallizzi, Unità Operativa Complessa di Genetica e Immunologia Pediatrica dell’Università degli Studi di Messina – sono condizioni molto rare e di recente descrizione e proprio per questo motivo un ritardo nella diagnosi è molto comune. Sono caratterizzate da episodi febbrili ricorrenti, che insorgono acutamente, di breve durata, associati a dolori addominali, dolore toracico, interessamento articolare, manifestazioni cutanee tipo rash, mialgie, pericardite, afte orali, splenomegalia, meningite asettica. La cosa peculiare è che nell’intervallo tra un attacco e l’altro i pazienti possono godere di buona salute. Sono malattie che non influenzano, se non nelle forme più gravi, la durata della vita ma sicuramente ne mettono a dura prova la qualità. È importante che queste malattie vengano riconosciute e che venga effettuata una diagnosi in tempi brevi per evitare l’insorgenza di eventuali complicanze tra cui quella più seria è l’amiloidosi». «Attualmente – prosegue la Gallizzi – per questi pazienti esistono vari tipi di terapie e sono disponibili, anche sul territorio italiano, farmaci biologici in grado di controllare l’evoluzione della malattia eliminando o riducendo gli episodi». Chi è affetto da febbre periodica autoinfiammatoria, sin dall’infanzia, soprattutto prima di avere avuto la diagnosi certa, vive quasi in una condizione di «disabilità permanente», dovendo fare i conti con difficoltà quotidiane, di studio, di lavoro, con una compromissione importante della qualità di vita. «Fino a qualche anno fa, le persone con FMF rischiavano di subire una discriminazione quasi automatica - conclude Paolo Calveri, paziente affetto da FMF e Presidente AIFP -. Oggi con il trattamento farmacologico e con i progressi che la ricerca scientifica sta facendo la qualità della vita è migliorata. E, soprattutto, si è sgombrato il campo da uno stigma pericoloso, che considerava la persona affetta da febbri periodiche come un malato immaginario».

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