«Abusivo è chi comanda». «Campeggio selvaggio». «Libertà per Sergio e Irene». «Il vero degrado è un uomo arrestato». «Adamo infame». «D’Amico sei tu il degrado». «Adamo affogati con la mela». «D’Amico merda». Nel buio della notte, lì dove agiscono sempre i codardi, la banda degli imbrattatori è passata per le vie del centro e ha lasciato i suoi segni. Vessilli d’anarchia e di sfida al potere? Ma quando mai. Solo atti di pura e semplice delinquenza. Sfregiare un edificio pubblico, un immobile di alto valore storico, un bene monumentale vincolato, come lo sono il Palazzo dell’Arcivescovado, o l’ex Palazzo Reale (oggi Dogana) o i gioielli dell’architettura liberty e razionalista, è un crimine. Ce ne sono di molto peggiori, è vero, ma ciò non autorizza nessuno a deturpare prospetti e facciate, per i quali poi occorre spendere ingenti somme (pubbliche, cioè di tutti noi) per gli interventi di pulizia e di ripristino. Non se ne può più. Questa è la città con la più alta percentuale di scritte sui muri. E non parliamo dei graffiti che colorano altrove, in Europa e nel mondo, interi quartieri, opere di grandi “writers”. Ci riferiamo, invece, alle migliaia di scritte più o meno oscene (simboli fallici e insulti a gò gò), più o meno idiote (“Toh, il muro nuovo...”), più o meno “romantiche” (sul tipo “noi tre metri sopra il cielo”), più o meno deliranti. Sono dappertutto, hanno trasformato gran parte degli edifici del centro nelle stesse condizioni in cui si trovano le pareti dei bagni nelle stazioni di servizio e negli autogrill del Sud. Non hanno risparmiato scuole (ma è possibile che la facciata del liceo più prestigioso della città, il Maurolico, sia ridotta in uno stato così pietoso?), monumenti (il simbolo è la Galleria Vittorio Emanuele), i palazzi degli enti pubblici, gli edifici liberty della Messina ricostruita dopo il terremoto. L’offensiva di ieri notte è ovviamente legata ai fatti accaduti nell’ultima settimana, quelli di lunedì scorso (l’operazione di sgombero della tenda allestita nell’aiuola davanti all’Università) e di mercoledì (il sit-in davanti al Tribunale in occasione dell’udienza di convalida nei confronti dei due “attivisti” tratti in arresto). I “grafomani” hanno voluto lanciare il proprio “messaggio”, sperando di alimentare il clima di tensione da qui al 18 settembre, allorché si celebrerà il processo per direttissima. Ma le autorità e le forze dell’ordine si sono subito messe in moto. Quelle scritte sui muri celano anche più o meno velate minacce e allora non la si può far passare liscia. Gli agenti della polizia giudiziaria dei vigili urbani, sotto le direttive del comandante Calogero Ferlisi, hanno già avviato le indagini, assieme a polizia e carabinieri. Sono stati visionati i filmati delle telecamere dislocate nel centro. E presto si potrà dare un volto e un nome agli “imbrattatori della notte”.