Il prefetto Stefano Trotta lo scrive alla fine della lettera che la questione potrebbe avere influenze negative sull’attività di prevenzione e contrasto alle infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti e che, quindi, si riserva di esaminare l’argomento durante la prossima riunione con le forze di polizia di tutta la provincia. Ma il punto più sensibile sta nella riflessione del rappresentante del Governo, quando aggiunge che tale circostanza non può che indurlo a ritenere che l’amministrazione comunale non abbia di fatto intenzione di aderire alle prescrizioni contenute dall’accordo quadro denominato “Carlo Alberto Dalla Chiesa”. Il protocollo di legalità, a cui il comune di Messina ha aderito nel 2008, prevede l’acquisizione preventiva delle informazioni antimafia relative agli appalti di opere e lavori pubblici di importo pari o superiore a 250mila euro nonché all’autorizzazione di sub- contratti di qualsiasi importo. “La questione -scrive ancora il prefetto-assume particolare rilevanza in considerazione dell’esigenza di garantire che l’attività amministrativa comunale sia preservata dal rischio di possibili ingerenze da parte della criminalità organizzata.” Il fatto che ha scatenato la reazione di Trotta è stato che, per un appalto per opere pubbliche pari a 590mila euro, l’ufficio gare e contratti del Comune abbia richiesto il rilascio della comunicazione antimafia anziché, appunto della prescritta informazione. quindi lo stesso Prefetto, già due mesi fa, aveva invitato il sindaco Accorinti a dare le opportune direttive ai dirigenti e agli impiegati affinchè venisse assicurata la scrupolosa osservanza del protocollo di legalità, ma senza riscontro. A questo punto il rappresentante del Governo, il 28 agosto, ha preso nuovamente carta e penna per manifestare il proprio disappunto, mettendo in mora palazzo Zanca. E non è la prima volta.
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