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Atti vandalici contro un’auto di Messinambiente

 È il più “tradizionale” degli atti intimidatori, di quei gesti vili e concettualmente violenti attraverso i quali si vuol comunicare qualcosa, un avvertimento, un’arrabbiatura, un malcontento. Il danneggiamento dell’auto è un vero e proprio classico del genere: si va dai vetri sfondati alle ruote bucate, dagli sfregi sulla fiancata al livello superiore dell’incendio doloso. E anche quando si tratta di episodi isolati, non necessariamente collegati fra essi, sarebbe un peccato mortale sottovalutarne la valenza. L’ultimo apporto all’elenco dei fatti di cronaca che rientrano in questa casistica arriva da Messinambiente, realtà complessa che non è nuova a fatti del genere. Lunedì mattina il commissario dell’azienda di via Dogali si è presentato dai carabinieri della stazione di Messina Arcivescovado per sporgere denuncia contro ignoti, raccontando che poche ore prima era venuto a conoscenza del fatto che nello scorso week-end qualcuno aveva danneggiato, si presume con un lancio di pietre, il lunotto ed il parabrezza di una delle auto aziendali di Messinambiente, in particolare una Fiat Panda attualmente in uso al responsabile del settore raccolta differenziata della società, Cesare Corrieri. La macchina si trovava dal primo pomeriggio di venerdì scorso nel piazzale dell’impianto di selezione di contrada Pace. L’amara scoperta di quanto avvenuto nel fine settimana è stata poi fatta lunedì mattina. Calabrò ha detto ai carabinieri di non nutrire particolari sospetti, anche se non ha potuto fare a meno di evidenziare la contemporaneità dei fatti con la pubblicazione sul nostro giornale di un articolo nel quale è emerso il lavoro, iniziato da pochi giorni, che proprio il commissario di Messinambiente sta svolgendo per revisionare la pianta organica dell’azienda in vista del passaggio di competenze –e di uomini – all’Amam. Calabrò aveva spiegato a “Gazzetta del Sud” che è sua intenzione consegnare nelle mani del Comune e quindi dell’Amam «una pianta organica reale, un quadro effettivo e non fittizio della forza lavoro di Messinambiente, per capire chi può fare cosa», facendo riferimento soprattutto ai tanti, troppi inidonei presenti in azienda. Calabrò ha anche chiarito di non aver ricevuto minacce o pressioni proprio in relazione al tema della pianta organica, ma è chiaro che chi ha danneggiato l’auto sapeva, per il logo ben visibile, che quella vettura apparteneva a Messinambiente. Nemmeno Corrieri, insieme a Calabrò al momento della denuncia, ha ricevuto pressioni o minacce.

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