È una sfida aperta. Nel cuore della città. Di fronte al Tribunale e all’Università. Gli adepti di “Anarcopoli” contro le regole del vivere civile. Una tenda, due striscioni con slogan inneggianti alla “disobbedienza”(ma contro chi? contro cosa?), le aiuole di via Tommaso Cannizzaro trasformate in un lurido bivacco, dove c’è chi ha trovato la propria “fissa dimora”. Immagini eloquenti di una città dove si tenta, con grande fatica, di far rispettare le “regole” (quelle che valgono in tutti i settori, dalla viabilità ai rifiuti, dal decoro urbano al pagamento dei tributi, dalle scuole ai mercati e al commercio, dall’edilizia alle concessioni demaniali e così via di seguito) ma poi ci sono particolari categorie alle quali viene consentito tutto ciò che per i normali cittadini farebbe scattare multe, contravvenzioni, denunce e sanzioni penali. A prendere posizione nuovamente sul tema del rispetto delle regole è il consigliere comunale Piero Adamo, che aveva, assieme agli altri rappresentanti del movimento Vento dello Stretto, chiesto l’intervento dei vigili urbani e degli assistenti sociali, ma tutto è stato vano. È riapparsa la tenda nell’aiuola fra la Corte d’Appello e l’Università e, in più, due striscioni, con citazioni di frasi di Rousseau («È difficile ridurre alla obbedienza chi non ama comandare») e di Foucault («Dall’uomo al vero uomo la strada passa dall’uomo pazzo»). «Adesso basta –afferma Adamo –, in questa Città, da quando è stato eletto sindaco Renato Accorinti, ogni questione si è “integralizzata”, ogni vicenda è diventata occasione per contrapporre ideologie e valori. A dispetto dei verbali tentativi di “pacificazione” portati avanti dal Sindaco, la città è sempre più terreno di scontro. Così a Massa San Nicola, dove un gruppo di persone ha occupato il borgo collinare permettendosi di decidere chi è degno e chi no di potervi entrare e visitarlo. Così con le scritte antagoniste sui muri del centro, dove al solo tentativo di un gruppo di cittadini di cancellare i segni delle bombolette dai monumenti la reazione è una scritta di 20 metri sul muro di Palazzo Zanca nel silenzio di tutti, malgrado le riprese delle telecamere avessero immortalato anche gli autori. Così sui social network dove il solo lamentarsi perché c’è uno stendino sul marciapiede di viale della Libertà comporta l’attivarsi di una truppa organizzata di supporters (?) accorintiani che dai loro profili e gruppi facebook lanciano insulti indicibili. Così sulla questione che “Messina è stata amministrata dalla mafia sino all’avvento del prof. Accorinti”, dove il solo tentativo di fare un ragionamento che, senza nulla togliere al valore ed alle qualità di Renato Accorinti, eviti di gettare via l’intera storia della Città diviene oggetto di accuse ai limiti della querela. Così con le occupazioni dei ragazzi del “Pinelli” che, nel silenzio del sindaco, sono passati dalla meritoria attività di denuncia di luoghi abbandonati all’incuria, alla autogestione – secondo regole e principi non chiari – di beni che appartengono (o apparterrebbero) alla comunità. E sullo sfondo, a collegare queste vicende, la fallita rivoluzione sui “beni comuni” sulla quale questa amministrazione ha fondato il suo programma di governo ed il valore della tolleranza che, sfuggito di mano, è diventata anarchia. Adesso la misura è colma. E la vicenda della “tenda” deve diventare dirimente». “Vento dello Stretto” ribadisce la propria posizione: «La tenda lì non ci può stare. Sono le regole base di una comunità ad imporcelo. Se la signora ha bisogno di aiuto glielo si deve dare ed esistono due vie: gli assistenti sociali e/o la “casa di Vicenzo”, iniziativa meritoria del sindaco (si sottolinea m-e-r-i-t-o-r-i-a). Se la signora sta bene e non accetta aiuto ma vuole semplicemente fare “ciò che vuole”, invece, la si faccia allontanare con tutti i poteri forniti dalla legge». Adamo invita Accorinti a compiere insieme «una passeggiata in centro tra tende, stendini e scritte sui muri», perché pretendere il decoro urbano «non è di destra o di sinistra, è la linea politica del buon senso»