La squadra di avvocati schierata dal Messina, tre dello studio di Mattia Grassani, uno dei big italiani del diritto sportivo, spera di essere stata convincente nelle argomentazioni adotte nella fase dibattimentale, abbastanza per ribaltare la sentenza di primo grado, piuttosto tenera nei confronti di Vigor Lamezia e Barletta, le due società accusate di illecito sportivo su cui i giallorossi fanno la corsa. Sulla prima, su cui anche la procura ha insistito per sanzioni più pesanti rispetto ai 5 punti da scontare nel prossimo campionato, pende il coinvolgimento diretto dell’ex presidente Claudio Arpaia, sulla seconda, invece, la leggera penalizzazione inflitta dal tribunale federale non sarebbe affittiva dal momento che la squadra pugliese, non iscritta al torneo di Legapro, ripartirà dal campionato di eccellenza con un sodalizio tutto nuovo e, quindi, di fatto, non sconterebbe nessuna pena. Per rafforzare la tesi sono stati citati i casi di fattispecie, in particolare quello della Nocerina, esclusa dalla Legapro due stagioni fa dopo che in primo grado fu decisa solo una penalizzazione in un torneo che non prevedeva retrocessioni. Questo precedente che fa giurisprudenza potrebbe essere la chiave giusta per smontare il verdetto del TNF. Comunque difficile e inopportuno avventurarsi in pronostici su cosa deciderà la Corte D’appello federale. Il lavoro svolto dalla difesa del Messina non è stato, certamente, agevolato dalla sentenza di primo grado, data quasi per scontato e che, invece, ha riservato ai giallorossi sgradevoli sorprese. A ratificare le sentenze della giustizia sportiva sarà il consiglio federale in programma lunedì mattina nella cornice dell’Expo di Milano che dovrà decidere anche la 54esima squadra che dovrebbe chiudere i conti delle partecipanti in Legapro. Ma su questo punto, e cioè la riduzione d’organico di sei unità, il Messina è pronto a dare battaglia con altre formazioni di serie D che ritengono arbitraria la cura dimagrante imposta alla terza serie senza aver seguito passaggi regolamentati dalle norme. L’obiettivo è quello di tornare, a strettissimo giro di posta al format originale di 60. A fare chiarezza sarà il Collegio di Garanzia del Coni chiamato in causa sull’argomento. Improbabile, invece, che il consiglio federale torni sui suoi passi, sconfessandosi. Ma con le stranezze del calcio nostrano ormai abbiamo imparato a convivere.
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