«Guarda questi cristalli. Li devi portare a Messina». Lorenza, 16 anni, descrive a Giada, 18 anni, la missione da compiere. È sabato 8 agosto e le ragazze si trovano assieme a una terza amica in una casa di Villafranca Tirrena. Vi trascorrono la notte e l’indomani parte proprio da questo comune a pochi chilometri dalla città dello Stretto la droga “killer”, quei granuli di Mdma che in nottata uccideranno la povera Ilaria Boemi, facendo addormentare per sempre quel candido viso da bambina. Lorenza e Giada, da mercoledì scorso, risultano indagate per aver ceduto la sostanza letale, un veleno dal contenuto semisconosciuto che mescolata a una birra ha provocato l’irreparabile. Ma da ieri destinatarie di analogo provvedimento sono altre tre persone, due ragazze sedicenni e un diciottenne (due sono gli amici della studentessa dello “Jaci” i quali avevano reclamato i soccorsi in seguito al malore, per poi dileguarsi all’arrivo di una Volante). Le due giovani su cui per prime la magistratura ha indirizzato la lente sono considerate gli anelli finali di una catena al cui vertice vi è il pusher, il “pesce grosso” a cui la Squadra mobile, su input del dirigente Giuseppe Anzalone, sta dando la caccia. «La droga me l’ha data Antonio – avrebbe confessato Lorenza – sottoposta al fuoco di fila delle domande in Questura, accompagnata dai suoi difensori, gli avvocati Antonio Li Causi e Nuccia Torre –. Ha intorno ai 25 anni. Ha capelli lunghi rasta, sporchi. Quando mi ha consegnato la “roba” indossava una maglietta gialla, strappata davanti». È il primo identikit dello spacciatore. Ieri, Lorenza è invitata a recarsi nuovamente negli uffici di via Placida. Le vengono mostrati alcuni soggetti sospetti. Niente da fare. La sedicenne non riconosce tra loro il venditore dell’ecstasy. In un’altra stanza viene sentita come persona informata sui fatti un’amica di Ilaria. L’obiettivo della Procura distrettuale e di quella dei minori, che in questa triste vicenda vede in prima linea l’aggiunto Sebastiano Ardita, il sostituto Stefania La Rosa e il collega Andrea Pagano, è incrociare le testimonianze collezionate in Questura e focalizzare gli aspetti convergenti. Lorenza spiega che il suo ruolo si è limitato esclusivamente a procacciare la droga. Precisa che quella maledetta sera del 9 agosto a Messina non ha messo piede. Molto più dettagliato il racconto di Giada, assistita dagli avvocati Salvatore Silvestro e Marinella Ottanà. Dice di aver portato l’Mdma dal centro della fascia tirrenica a Messina. Si sofferma sulle concitate fasi della cessione dei “cristallini”, che sarebbe avvenuta domenica scorsa, intorno alle 21, davanti a un distributore di carburanti sul viale della Libertà. Qui Ilaria sarebbe giunta in automobile in compagnia dell’amico 18enne. Sarebbero seguiti una trattativa sul prezzo e un litigio. Più tardi è il momento di un giretto in centro. Destinazione: piazza Duomo, dove s’incontrano Ilaria e l’amico 18enne, Giada e altre due sedicenni. Si scherza, si ride, come in una tranquilla serata d’estate in cui la cosa più importante è stare insieme. Ma manca quel tocco in più. Quella spinta che può regalare emozioni ancora più particolari. Lo strumento per ottenere (illusoriamente) tutto ciò è individuato nell’Mdma. Qualcuno scioglie la roba chimica nella birra. L’intruglio è pronto per essere mandato giù. A quanto pare viene bevuto da tutti quanti. Gli effetti sono differenti. E devastanti. Soprattutto per Ilaria. L’adolescente comincia ad accusare il colpo. Chiede agli amici di aiutarla, di essere portata in una zona più isolata. In quello che si rivelerà l’ultimo viaggio della sua breve vita le stanno a fianco una delle due sedicenni e il ragazzo diciottenne. La accompagnano alla passeggiata del Ringo, vicino al mare, nella speranza che si rimetta in sesto. È da poco passata la mezzanotte. Ilaria cammina sulla spiaggia. Le sue condizioni di salute peggiorano col trascorrere dei minuti. Accusa un malore e crolla sull’arenile, nei pressi degli imbarcaderi della Caronte. I due ragazzi telefonano al 118 e fermano un ciclista in transito, che constata la criticità della situazione. Arriva l’ambulanza e il personale medico tenta di strappare la giovane di Catarratti dalle mani della morte. Troppo tardi. Il piccolo grande cuore della fanciulla si è fermato. Si fionda sul posto una Volante. I componenti dell’equipaggio sentono il ciclista e un pescatore. I compagni del dramma di Ilaria, invece, si dileguano, impauriti. Adesso la loro posizione è al vaglio degli inquirenti, come quella delle altre tre persone. Il numero degli indagati sale a cinque.
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