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Niente sicurezza, niente pronto soccorso al Piemonte

Da giorno 17 il direttore generale dell’azienda Papardo Piemonte Michele Vullo si siederà a tavolino con i suoi collaboratori per definire il percorso che porterà all’unificazione concreta delle Unità operative delle due aziende. Si va verso quanto stabilito dal decreto Balduzzi i cui standard definitivi sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale del 4 giugno scorso. Il percorso per arrivare all’unificazione discusso oggi a Palermo col direttore generale dell’assessorato alla Salute Gaetano Chiaro. Non ha dubbi il direttore generale Michele Vullo, che è stato sempre trasparente su questo fronte, il decreto Balduzzi parla chiaro e non possono esserci deroghe, entro la fine del 2016 bisogna eliminare i doppioni. Lunedì 17 sarà il primo giorno utile per iniziare il percorso da inviare poi in assessorato per l’approvazione. Il colpo di coda per la sua  definizione è stato dato ieri dopo una riunione tra il dg Vullo e i direttori delle Unità Operative del Piemonte che hanno comunicato ufficialmente che con il personale in dotazione non ci sono le condizioni di sicurezza per i pazienti. Dichiarazione pesantissima che ha abbreviato ancora di più un percorso già segnato. E mentre, per le continue polemiche, si defila l’opportunità offerta dal Neurolesi di realizzare al Piemonte un grande Centro per la riabilitazione, che con ogni probabilità sarà realizzato al Papardo che ha offerto spazi adeguati, rimane solo l’ipotesi Asp che comunque porterebbe il pronto soccorso a un depotenziamento con l’istituzione di un PTA. Le notizie non sono dunque confortanti anche alla luce dei sei milioni di tagli che il neo assessore regionale alla Salute, Baldo Gucciardi, ha regalato all’azienda messinese. Oggi al Piemonte si respirava aria di grande incertezza nonostante al Pronto soccorso i medici e gli infermieri di turno continuino a far fronte alle emergenze, in barba al trasferimento di Medicina e ai pochissimi posti di cardiologia, ortopedia e chirurgia rimasti. Sanno perfettamente che a rischio non ci sono i loro posti di lavoro ma l’attività della struttura nella quale sono cresciuti professionalmente e che adesso una crisi economica e una legge, sugli standard ospedalieri chiamata Balduzzi e nata per far quadrare i conti, potrebbero cambiare per sempre. 

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