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Volete dirci il perché, una volta per tutte?

 Questa proprio, assessore Ialacqua e commissari liquidatori, ce la dovete spiegare. E con ragioni convincenti, non con vuoti comunicati. Perché l’emergenza rifiuti a cui si è posto rimedio in alcune zone della città, in altre imperversa come se nessun mezzo di MessinAmbiente fosse passato da settimane in quelle contrade? Perché rimangono totalmente “scoperte”proprie le aree più popolate in estate, le zone turistiche per eccellenza della nostra città, i villaggi rivieraschi dove a luglio e agosto si trasferiscono decine di migliaia di messinesi? Il biglietto da visita di Ortoliuzzo è semplicemente vergognoso. Ma anche San Saba, Rodia, Acqualadroni, la stessa Torre Faro, soffrono ormai da un mese, forse più. i disagi procurati da una raccolta “a singhiozzo”. Con quale credibilità si sta andando incontro ai processi di trasformazione dell’intero settore che controlla il ciclo dei rifiuti, dell’acqua e del verde urbano (sta passando tutto nelle mani della “super-Amam”, la futura Multiservizi, che speriamo non si traduca solo in un mega-carrozzone) quando si assiste inerti all’incancrenirsi di situazioni che ormai sfiorano il vero e proprio allarme sul piano igienico-sanitario? Qualche giorno fa il sindaco Accorinti giustamente ha riunito attorno a un tavolo tutti i soggetti competenti per istituire una “task force” in grado di riportare tutto alla normalità nel giro di poche settimane. Ma gli effetti di quel vertice tardano a concretizzarsi. O meglio, si sono visti soltanto in alcune porzioni del territorio. E ciò fa crescere ancor più la rabbia dei residenti, o dei villeggianti, ormai convinti che a Messina ci siano zone di serie A e zone di serie D. Le segnalazioni che l’imperterrito consigliere circoscrizionale Mario Biancuzzo rivolge alle istituzioni competenti hanno, di fatto, segnato la stagione estiva, fin dai primi giorni di luglio. La situazione ad Ortoliuzzo, ad esempio, rimane la stessa ormai da oltre un mese. Lo spettacolo in cui ci si imbatte appena arrivati lungo la Statale dovrebbe far arrossire dalla vergogna chi gestisce i rifiuti a Messina. E poi si parla di “differenziata” e di raccolta “porta a porta”. O sono bugie spudorate o c’è un’incapacità strutturale ad affrontare i problemi quanto meno in modo equo, perché se esiste una vera emergenza, allora dovrebbe riguardare tutti e non i “soliti noti”, cioè i derelitti quartieri di periferie e le (un tempo) amene località rivierasche. Le cartoline della vergogna arrivano da sud e da nord. Alla Zir e a Gazzi, come denunciano i consiglieri comunale Benedetto Vaccarino e circoscrizionale Mario Barresi, lungo le vie Faranda, Altomonte e le strade limitrofe, oltre che in tutto il rione Ferrovieri, regna l’assoluto degrado. «Sacchetti della spazzatura giacciono da settimane a ridosso dei marciapiedi, lo spazzamento è inesistente, per non parlare della scerbatura che non viene effettuata da mesi. A fare da contorno la puzza nauseabonda che fuoriesce dai cassonetti. Tutto questo mentre stanno per essere emesse le nuove bollette della Tari!». E dall’altro lato, Biancuzzo lancia l’ennesimo “sos” per la Statale 113 che serve Ortoliuzzo, Rodia, Marmora, San Saba, Acqualadrone, Tono, Mortelle. Il consigliere circoscrizionale parla di vera e propria emergenza igienico-sanitaria, aggravata dal caldo afoso. «I cittadini sono costretti a depositare i sacchetti fuori dai cassonetti perché stracolmi ed insufficienti. I cassonetti che vengono eliminati non vengono più rimpiazzati con altri nuovi, ma non solo. I pochi cassonetti rimasti non sono a norma di legge, restano spalancati,i puzzolenti e fatiscenti, mai disinfestati come vorrebbero le norme vigenti. Topi, insetti vari e persino serpenti si annidano dentro la spazzatura che in alcuni punti ha invaso la linea bianca della strada statale ad alta densità di traffico. Inoltre – denuncia Biancuzzo – si è sparsa la voce in tutto il territorio che alcuni cittadini residenti nel Comune di Villafranca, non effettuano la raccolta differenziata, e scaricano la spazzatura nel tratto che va soprattutto da Ponte Gallo a Campanella, utilizzando il nostro territorio come pattumiera ed inquinando l’ambiente».

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