Protocolli e disegni di legge, assessori e consiglieri regionali, sindacati e comitati, punti nascita, emergenza urgenza, posti letto, riabilitazione e reparti, Papardo Piemonte e Centro Neurolesi. C’è di tutto nel calderone di una vicenda che sembra come la tela di Penelope. Prima si brinda alla soluzione e il giorno dopo salta fuori la postilla che rimette tutto in discussione. Il cittadino comune ne esce, nella migliore delle ipotesi confuso, se non tradito, da tutto questo tira molla.
Il disegno di legge che portava dritti dritti verso la fusione dell’Irccs e del Piemonte, stoppato in conferenza di capigruppo a Palermo da Pd, Udc e M5S ha sollevato un vespaio di polemiche, con tanto di repliche e contro repliche. All’indomani del voto contrario di Palermo, il presidente dell’Assemblea aveva gia dato una spiegazione per quella frenata e oggi ha corroborato la sua posizione nella composita conferenza stampa organizzata al Piemonte.
“Quello che verrebbe fuori dal protocollo d’intesa firmato il 20 maggio – dice l’esponente dell’Udc – non salverebbe il pronto soccorso del Piemonte. Nella tabella allegata al documento sono previsti una quindicina di posti letti sotto la voce Chirurgie specialistiche riabilitative e riabilitazione cardiologia ed intensiva. E questa destinazione dei posti letto- sottolinea Ardizzone- conferma che il Pronto soccorso al Piemonte non sarà salvato perchè la riabilitazione è un'altra cosa”.
Il presidente dell’assemblea regionale teme che la città si illuda che si possa andare con fiducia al Pronto soccorso senza che in realtà si possa intervenire con efficacia.
Ardizzone ritiene che quella del Neurolesi non sia una furbata contro il Piemonte. L’irccs è un centro d’eccellenza ha 73 posti a disposizione – dice il deputato regionale- e fa bene a cercare un luogo in città dove poter svolgere la propria opera. Ma che non si metta in pericolo l’emergenza urgenza del nosocomio di viale Europa”.
La conferenza stampa era iniziata però su un altro tema. Il Direttore generale del Papardo Piemonte Michele Vullo ha segnalato allo stesso Ardizzone come, nell’ambito del grande appalto da 41 milioni di euro per la realizzazione del centro di eccellenza oncologico al Papardo” vi sia un quadro di non facile lettura in un contesto – scrive Vullo - in cui sono stati trovati dispositivi medici e arredi ammassati in angusti locali senza mai essere inventariati né usati e con evidente danno erariale”. Ardizzone sottolinea un altro passaggio della nota di Vullo . “Le somme destinate al polo oncologico vengono dirottate all’adeguamento del Papardo per accogliere servizi e unità operative del Piemonte, ma nessuno dei due obiettivi è stato raggiunto”.
Il quadro a questo punto, sulla vicenda del futuro del Piemonte e su quello del polo oncologico mai nato, è sempre più sbiadito e indecifrabile