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Ancora un raid alla Lelat

lelat messina

Hanno devastato la serra dove gli ospiti della Lelat fanno pratica di agricoltura biologica. E’ stato il colpo di grazia, dopo i danni del maltempo dello scorso inverno e altre incursioni vandaliche. La presidente Anna Maria Garufi aveva appena finito di raccogliere i fondi per ristrutturarla, chiedendo agli ospiti del suo matrimonio, celebrato un paio di mesi fa, di non donare altro che soldi per la lega contro l’aids e le tossicodipendenze. Ma, adesso, quanto accaduto ieri sera scoraggia qualsiasi tipo di iniziativa, anche perché va ad assommarsi a numerosissimi episodi analoghi. Troppo fresco il ricordo dei raid punitivi, delle porte sfondate e scardinate, degli infissi danneggiati, dei pannelli solari, mai utilizzati, distrutti per portare via le parti in rame e alluminio. Invasioni barbariche continue, dentro e fuori dal plesso scolastico destinato a sede della comunità che, da alcuni decenni, si occupa di restituire una speranza a tanti ragazzi finiti nel tunnel della droga. Un lavoro fatto con altruismo puro, con spirito di volontariato, ma perennemente contrastato, non soltanto dall’imbecillità di chi ama soltanto distruggere, ma anche dalla burocrazia e dalla freddezza della pubblica amministrazione che non ha mosso un dito per salvare la Lelat ormai a rischio chiusura. Una possibilità di recupero c’era, attraverso il progetto di trasformare la comunità da semiresidenziale a residenziale, sposato dalla ex assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, ma non supportato dall’Asp di Messina. Ai tossicodipendenti, a rischio ricaduta, veniva offerta assistenza h24 . Invece Annamaria Garufi ha dovuto dire no a 10 persone che le avevano chiesto questo tipo di ricovero 

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