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Porti, il governo approva la riforma
Giallo sull’accorpamento di Messina

 Sicilia Orientale, Sicilia Occidentale, Calabria. Sono 3 dei 13 Distretti che prenderanno il posto delle Autorità portuali. Del primo fanno parte Catania, Augusta e forse Messina. Del secondo Palermo e Trapani. Del terzo Gioia Tauro e forse Messina. La città dello Stretto, infatti, rimane in bilico tra i due sistemi, quello siculo-orientale e quello calabro. Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il nuovo Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, che nei prossimi giorni dovrà passare al vaglio delle competenti Commissioni parlamentari per poi tornare sul tavolo del Governo per la definitiva approvazione. Il ministro Delrio non si è sbilanciato. Probabilmente oggi si conoscerà il testo del provvedimento uscito dal Consiglio dei ministri dopo lunghi mesi di preparazione (la prima bozza del Piano reca la firma dell’ex ministro Maurizio Lupi). Messina dovrebbe far parte del sistema Calabria-Stretto, secondo quanto dichiarato venerdì scorso dallo stesso responsabile del Dicastero dei Trasporti al deputato messinese Enzo Garofalo. Ma ieri si è sparsa la voce che fosse prevalsa, invece, l’altra linea, quella di chi ha sempre chiesto l’accorpamento con Catania e Augusta. In ogni caso, dall’elenco dei nuovi 13 Distretti è grave che non appaia in alcun modo la parola Stretto di Messina. Vi sono Genova-Savona, La Spezia-Marina di Carrara, Livorno-Piombino, Civitavecchia, Napoli-Salerno, Calabria, Sardegna, Sicilia Orientale, Sicilia Occidentale, Puglia, Ravenna-Ancona, Venezia e Trieste. La riforma originaria prevedeva tagli decisamente più drastici: dalle ceneri delle attuali 24 Autorità portuali sarebbero dovuti nascere soltanto 8 Distretti. La soluzione a 13 sa molto di compromesso. Si è evitato, ad esempio, il contestatissimo accorpamento tra Trieste e Venezia (mai due “galli” nello stesso “pollaio”...), si è salvata Civitavecchia che di fatto svolge, in tutto e per tutto, le funzioni di porto di Roma Capitale, si è scongiurata anche l’unione delle due “rivali” in Liguria, Genova (a cui viene accorpata Savona) e La Spezia (che va con Marina di Carrara). Puglia (Bari-Taranto-Brindisi), Calabria (Gioia Tauro-Reggio-Villa) e Sardegna (Cagliari-Olbia) avranno un solo Distretto di sistema portuale regionale, mentre la Sicilia è stata divisa in due parti, dando così a Palermo e a Catania la leadership dei due sistemi Occidentale e Orientale. Messina, come si temeva, rischia di far la fine del vaso di coccio. Troppo debole la nostra rappresentanza politica, rispetto soprattutto al ruolo giocato a livello nazionale dai parlamentari palermitani e catanesi, dai sindaci dei due capoluoghi Leoluca Orlando ed Enzo Bianco. In realtà, a caldeggiare la soluzione del Distretto Sicilia Orientale è stato, fin dall’inizio del 2014, l’attuale presidente dell’Autorità portuale di Messina-Milazzo Antonino De Simone, il quale proprio il 13 febbraio dell’anno scorso firmò un protocollo d’intesa con il sindaco di Catania per la creazione del Distretto Sicilia Orientale. «Noi con Gioia Tauro non c’entriamo nulla», ribadisce De Simone. E il 26 febbraio 2014, lo stesso De Simone inviava al ministero delle Infrastrutture la proposta dell’accordo riguardante il “Quadrante Sud-Orientale della Sicilia”, che prevedeva l’inserimento del Sistema portuale dello Stretto di Messina nell’intesa siglata tra il Sistema portuale ionico, adriatico e del Mediterraneo orientale (porti di Catania ed Augusta), la società Interporti siciliani, il Governo nazionale e la Regione siciliana. Sull’altro fronte, invece, le iniziative di autorevoli esponenti della politica messinese e, in prima persona, del sindaco Renato Accorinti e della sua Giunta, per mantenere la specificità dello Stretto o, in ogni caso, per accorpare Messina con Gioia Tauro, in vista della nascita dell’Area integrata dello Stretto.

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