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Imbrattatori di muri, danneggiano e non sanno nemmeno scrivere

 Più che di una bomboletta spray, in mano avrebbero bisogno di un libro per imparare almeno le regole base della nostra bella lingua; più che essere appellati come “giovani moderni” andrebbero chiamati imbrattatori; più che far finta di nulla, quanti li vedono all’opera farebbero bene a denunciarli anche se, spesso, la pena che si rischia non è certamente rapportabile all’entità del danno che provocano. Il fenomeno dell’imbrattamento dei muri(che, appare solo il caso di ricordarlo non è una goliardata ma è punito dal nostro codice penale come danneggiamento di beni altrui) è andato davvero oltremisura e, adesso, è arrivato a un punto di non ritorno complice anche l’assenza - in molte parti della città - dei sistemi di televideosorveglianza. Un’assenza spesso ingiustificata, soprattutto quando si parla di una carenza di manutenzione che ha consentito, in un passato non molto lontano, di lasciare impuniti quanti hanno letteralmente rovinato la facciata di Palazzo Zanca, quella del liceo “Maurolico” o, ancora peggio, l’interno della Galleria Vittorio Emanuele. Le forze dell’ordine sono all’opera nella speranza di individuare i responsabili di questo scempio che non risparmia ormai nessuna parte della città dove anche le facciate appena ristrutturate dei palazzi condominiali non vengono risparmiate da questi atti vandalici. Non è la prima volta che lavori pagati decine di migliaia di euro vengono “cancellati” in pochi minuti da qualcuno che, forte della notte e dell’assenza di occhi indiscreti, spruzza vernice colorata a volte solo per il gusto di farlo: sui muri di diverse palazzine sono facilmente visibili spruzzi di vernice che riportano solo o segni di punteggiatura o frasi senza senso. Per non parlare poi degli imbrattatori che, all’occorrenza, diventano esperti di politica o di questioni internazionali che lasciano le loro, spesso farneticanti, considerazioni su questo o quel muro. Per non parlare poi dei “modernizzatori” della lingua che “ci sei” lo scrivono “C6” e “perché” con “xchè”, dove neppure l’accento è corretto. Se da un lato ci si “consola” pensando che gli imbrattatori sono ormai ovunque, dall’altro si guarda con un poco di invidia alle altre città dove, grazie anche ai sistemi di sicurezza sempre perfettamente efficienti, alcuni di questi imbecilli sono stati individuati in pochi giorni e le scritte sono state cancellate in poco tempo. Ma qui siamo a Messina...

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