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Omicidio Marchese,
il pm: 3 ergastoli

 Tre ergastoli. Nessun dubbio per l’accusa. Sono loro i mandanti dell’omicidio di Stefano Marchese, che fu giustiziato dal pentito reo confesso Gaetano Barbera a soli 27 anni sul viale Annunziata il 18 febbraio del 2005, prima con quattro colpi di pistola al corpo, sparati alle spalle mentre cercava di mettersi in salvo, e poi con altri su una tempia e al centro della fronte. Nel giorno dell’accusa al processo di primo grado in Corte d’assise su questa esecuzione mafiosa i due pm della Dda Liliana Todaro e Maria Pellegrino si sono alternate nella requisitoria per chiedere il carcere a vita per il boss 52enne Marcello D’Arrigo, per il 75enne Giovannino Vinci (da tempo è ai domiciliari per motivi di salute) e per il figlio 55enne Rosario. I due sostituti hanno spiegato per oltre due ore quali siano i motivi che secondo la Procura devono portare alla condanna dei tre imputati di questo troncone che riguarda solo i presunti mandanti: le dichiarazioni del pentito Barbera, il contesto dei gruppi criminali cittadini in quel determinato periodo con i contrasti tra i vari clan, i riscontri investigativi.

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