Ora basta! Era lo slogan elettorale del candidato sindaco del Pd di Messina Felice Calabrò, oggi è l’ultimatum del segretario provinciale Basilio Ridolfo, da troppo tempo ormai da solo ai vertici di un partito che non è più un partito, senza organismi, senza direzione, senza esecutivo, senza probiviri, senza tesorieri. Aveva chiesto la collaborazione di tutti nel corso della riunione del 20 marzo scorso, quando aveva presentato la relazione e ipotizzato un percorso condiviso, il cui primo passo era rappresentato dalla convocazione dell’assemblea. Ma poi la convulsa tornata elettorale, in particolare a Milazzo e Barcellona, ha bloccato tutto, ed è stato necessario rinviare. “Non per questo posso essere oggetto delle fughe in avanti di qualcuno – dichiara Ridolfo- che chiede le mie dimissioni definendomi inadatto. Non lo accetto, se a parlare - prosegue- è proprio chi non ha alcun titolo, perché è ormai fuori dal Pd, e lo fa soltanto per proprie esigenze di visibilità e titoloni sui giornali, per raggiungere obiettivi assolutamente personali.” Il segretario provinciale si dice pronto a dimettersi se è questo il bene e il volere del partito, ma non certo cliccando “invia” sul pc dalla propria scrivania. Non lo merita la sua storia umana, professionale e politica. Quindi ha deciso che sarà l’assemblea a scegliere la migliore soluzione, assemblea già prevista per la prima decade di luglio. Saranno le otre 300 anime del pd messinese a programmare il futuro, o seguendo quanto era stato deciso a marzo (ricostituzione dei vertici con Ridolfo segretario provinciale, tesseramento e quindi rielezione della segreteria cittadina) o optando per il commissariamento e riavviando la stagione congressuale. “Io non mi sono proposto, sono stato invitato a ricoprire questo ruolo e l’ho fatto e lo farò con lo spirito di servizio che mi contraddistingue, e con lo stesso spirito – conclude- se necessario, me ne andrò”. Ma se Atene piange, Sparta non ride. “Di fronte alle invettive incrociate del segretario regionale del PD Fausto Raciti e del presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta sulle cause della sconfitta elettorale in Sicilia- scrive Francesco Barbalace, coordinatore di Labdem Sicilia - l’opinione pubblica non può che rimanere allibita. Si litiga sul nulla, come se in Sicilia non esistessero problemi drammatici quali la mancanza di lavoro- prosegue -l’insostenibile debito dei Comuni, l’abusivismo edilizio, la mancata utilizzazione dei fondi comunitari, l’emergenza rifiuti e un processo di deindustrializzazione che rischia di diventare irreversibile. E’ necessario- conclude Barbalace- commissariare tutto, partito e Governo, come primo passo per riavviare una possibile rinascita.
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