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La dimensione etica di un grande imprenditore

 «A voi, giovani laureati scelti per la serietà degli studi che avete compiuto e che sono già la dimostrazione del vostro carattere, della vostra volontà, della vostra intelligenza, è riservato un luminoso avvenire… Un solo consiglio mi permetto di darvi sulla scorta dell’esperienza di tanti decenni: ricordatevi che la ricchezza non deve essere fine a se stessa e non deve essere il solo traguardo dal quale lasciarsi abbagliare. Occorre sapere creare la ricchezza senza ostentarla perché i nostri simili attraverso il lavoro, l’assistenza e la solidarietà che si può manifestare in tanti modi, ne abbiano beneficio e sollievo materiale e morale». È uno stralcio del discorso rivolto da Uberto Bonino, nel novembre del 1972, ai primi borsisti della Fondazione che porta il suo nome e quello della consorte, Maria Sofia Pulejo, nell’aula magna dell’Università di Messina. Ed è un po’ il suo testamento spirituale, la filosofia di un tenace imprenditore di successo, spezzino di nascita e messinese d’adozione, che credeva profondamente nella dimensione sociale dell’impresa, nel suo inserimento ideale in una comunità, capace di mettere assieme l’efficienza del settore privato e la necessità di perseguire il bene comune. Tutto questo è stato ricordato nel corso della serata che il Rotary Club Messina ha deciso di dedicargli nell’Auditorium della Gazzetta del Sud. È stato un piccolo viaggio nella macchina del tempo, per certi versi commovente e per altri foriero di grandi speranze, perché ogni società civile, proprio grazie alla riscoperta delle sue radici più autentiche, può trarre nuova linfa per costruire un futuro migliore. Un viaggio non solo nel passato, ma che ha anche rilanciato sorprendenti visioni avveniristiche, di estrema attualità, estrapolate dai discorsi di Bonino che sono stati proposti nei filmati proiettati durante la serata. Interventi che, ad esempio, oltre trent’anni or sono, auspicavano l’esigenza per l’università italiana, e messinese in particolare, di investire cospicue risorse nell’informatica, il settore che avrebbe fatto fare, secondo Bonino, il salto di qualità a tutto il sistema-Paese. Nell’affollatissimo Auditorium della “Gazzetta del Sud”, della sua “Gazzetta” da lui fondata, in molti hanno voluto ricordare quest’uomo d’altri tempi, del passato, del presente e del futuro, l’imprenditore apparentemente burbero e tutto d’un pezzo, ma pronto a sciogliersi e a spendersi, con generosa premura, per gli altri. Alla serata, coordinata dal presidente del club service Salvatore Alleruzzo, hanno partecipato, tra gli altri, Lino Morgante, direttore editoriale della Gazzetta del Sud e vicepresidente della Fondazione Bonino-Pulejo, Geri Villaroel, giornalista e scrittore, Piero Orteca, consigliere culturale FBP. E ancora, Maurizio Ballistreri, Chiara Basile e Pierangelo Grimaudo, tutti soci rotariani che hanno voluto portare un loro personale contributo al ricordo di Uberto Bonino. Lino Morgante, in particolare, si è voluto soffermare proprio sul concetto relativo alla dimensione “etica” dell’impresa, sottolineando come la Gazzetta del Sud e la Fondazione siano unite in questo binomio imprescindibile, così come voluto da Bonino e da Maria Sofia Pulejo. Un caso pressoché unico nel panorama industriale italiano, in cui una grande impresa editoriale reinveste sul territorio parte degli utili in ricerca scientifica, perfezionamento professionale e circolazione delle idee.

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