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Quel filo fortissimo che lega la città a Maria

 C’è un antico e fortissimo filo che lega Messina alla sua Patrona e che sembra destinato a non spezzarsi mai. Un filo intriso d’amore reciproco che può essere ben rappresentato dalla ciocca di capelli conservata al Duomo con la quale, secondo la tradizione, la Madonna legò la sua celebre Lettera ai messinesi. Quel legame che, come ogni anno, ieri si è manifestato in tutta la sua forza nell’ambito delle celebrazioni del 3 giugno. Cattedrale gremita, in mattinata, per il solenne pontificale presieduto dall’arcivescovo Calogero La Piana, al quale hanno preso parte, in prima fila, il sindaco Renato Accorinti ed il prefetto Stefano Trotta, che si sono seduti uno accanto all’altro mettendo da parte le polemiche che più volte li hanno contrapposti. La Piana si è soffermato sulla «necessità ed urgenza di stare accanto al prossimo, soprattutto ai più bisognosi». Ha rivolto un pensiero, quindi, ai tanti «giovani, malati ed immigrati che vivono in condizione di miseria, incapaci di soddisfare gli stessi bisogni essenziali della quotidianità». E parole di sostegno verso le vittime dell’emergenza lavoro, alla quale «ci siamo ormai abituati», ed in particolare ai lavoratori della Terminal Tremestieri che recentemente avevano chiesto aiuto all’arcivescovo. La Piana ha auspicato infine una «nuova attenzione all’uomo e una nuova cultura dell’umano». Affollatissima poi la processione, che è partita alle 18.30 da piazza Duomo per tornarvi pochi minuti dopo le 20, dopo aver attraversato corso Cavour, le vie Cannizzaro, Garibaldi e I Settembre. Dietro il Simulacro argenteo della Vergine, persone di tutte le età. Al rientro, la celebrazione presieduta da mons. Giuseppe La Speme, delegato arcivescovile per la Cattedrale. Un’usanza antica quella della festa del 3 giugno che i messinesi rinnovano ogni anno devozione. Secondo la tradizione, l’apostolo Paolo, recatosi a Messina, trovò una popolazione ben disposta a convertirsi al Cristianesimo, come ben presto fecero in tanti. E quando, nel 42, Paolo si preparava al ritorno in Palestina, alcuni cittadini gli chiesero di poterlo accompagnare per conoscere Maria. Così una delegazione di messinesi si recò in Palestina portando alla Vergine una missiva nella quale i tanti cittadini convertitisi al Cristianesimo manifestavano la loro fede e chiedevano la protezione della Madonna. Maria li accolse e ricambiò a sua volta con la Lettera, scritta in ebraico, arrotolata e legata con una ciocca dei suoi capelli, in cui lodava la loro fede e assicurava la sua perpetua protezione. Il culto della Madonna della Lettera, però, si affermò solo a partire dal 1716, quando il monaco Gregorio Arena portò in città la traduzione della santa Lettera. La celebre frase “Vos et ipsam civitatem benedicimus” (“Benediciamo voi e la vostra città”) oggi “illumina” la città dai piedi della stele della Madonnina del porto.

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