Bisognerebbe cambiare la toponomastica. Chiamare il tratto di strada che costeggia il rione Cannamele, a Fondo Saccà, “via delle zecche”. Ancora una volta un bambino è stato punto da uno dei pericolosi parassiti che sembrano ormai essere di casa in questa terra di frontiera, alle soglie di Maregrosso, al confine tra Europa e Quarto mondo. Simili episodi erano avvenuti già nell’estate del 2013 e nella primavera del 2014, suscitando la rabbiosa reazione delle quaranta famiglie che risiedono nella zona. Si susseguirono, infatti, blocchi stradali e proteste al Comune. Ma la situazione non è cambiata di una virgola. E ieri sera la gente di Fondo Saccà è scesa di nuovo in strada, minacciando ulteriori eclatanti azioni di protesta. Non è stata solo la puntura della zecca a scatenare la contestazione, ma anche un incendio propagatosi (come testimoniano le foto scattate da Alessio Villari) tra le montagne di rifiuti disseminate sulla strada e non raccolte da giorni. Le fiamme hanno annerito il muraglione che delimita l’area sbaraccata del rione e hanno rischiato di estendersi alle abitazioni vicine. Si sono vissuti forti momenti di tensione, nonostante il pronto intervento dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine. Se i nodi non vengono sciolti, si aggrovigliano a tal punto da spezzare il pettine. Risalgono al 2011 gli interventi di sbaraccamento, resisi necessari dopo la dichiarazione di inabitabilità di alcune delle pericolanti casette ultrapopolari. L’area venne liberata dalle baracche ma in realtà non è mai stata risanata e riqualificata. Sono rimaste le macerie e ben presto quella piccola porzione di territorio si è trasformata in un concentrato di rifiuti e di odori molesti, tali da far rimpiangere l’esistenza della baraccopoli.