Al cinema Lux l’atmosfera era surreale. Un’emozione palpabile oggi come ventitrè anni fa, le voci spezzate, gli occhi umidi, forse perché ad organizzare questa manifestazione, volutamente non commemorativa, sono stati proprio i magistrati coloro che hanno avuto una pesante eredità, una responsabilità che continuano a portare sulle loro spalle, su quelle delle famiglie. I magistrati martiri che vivono tra veleni e sospetti e che sperano oggi come allora che il contrasto alle mafie possa entrare a far parte di una solidarietà vera dove le percentuali, rispetto a quei 23 anni fa, risultino invertite e dove chi ama il lavoro di pulizia della magistratura superi di gran lunga, rispetto ad allora, il numero di chi invece lo osteggia. “L’Attentatuni” non può, non deve essere dimenticato e la manifestazione di oggi, la prima nel suo genere a Messina, è servita a rinvigorire la memoria a creare nuovi impulsi soprattutto nei giovani magistrati, in chi appartiene alle nuove generazioni e che oggi ha affollato la sala del cinema, insieme a moltissime autorità. Il silenzio era quello del rispetto, nella sala buia, per rendere luminoso il solo volto del protagonista di oggi, quello di Giovanni Falcone con la sua immancabile sigaretta in mano insieme all’amico Paolo Borsellino legato dalla sua stessa sventura. Si sono succeduti i video delle edizioni straordinarie di quel 23 maggio 1992 quando nel pomeriggio l’auto di Giovanni Falcone con la sua scorta passava su quei cento metri di autostrada che ha cancellato in un attimo l’uomo che per dieci anni aveva offeso gli intoccabili e che in un secondo si è portato con sé la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. La manifestazione è stata suddivisa in sezioni: dalle testimonianze alla notizia dell’attentato, al quadro di com’era Messina nel 92 raccontato dai giornalisti che vissero quelle ore concitate analizzate, nella sessione successiva, da chi lavora in magistratura, in polizia, all’università, in tribunale. La conclusione è stata uno sguardo all’oggi, a come le nuove generazioni hanno subito l’influenza di quel periodo sulla loro formazione. Una formazione che non si fermerà perché chi, da quanto accaduto, ha subito segni nella propria storia personale continuerà a testimoniare, a sentire quelle voci concitate, a immaginare quel fragore delle 17,58 che come un vulcano ha scaricato la sua rabbia su chi ha perso la vita per affermare la legalità.