Sembra un paradosso che l’Amministrazione auto-proclamatasi rappresentante degli “ultimi” decida di tirare un cattivo scherzo proprio a chi ultimo, in quanto senza reddito, lo è per antonomasia. Eppure è così. E non è la prima volta. Dopo la “parentesi” di due autunni fa, quando proprio la giunta Accorinti eliminò la fascia gratuita nelle mense scolastiche per i redditi zero, ecco che arriva la stangata per gli asili nido. Un provvedimento che non si presta a interpretazioni di sorta e che è la prima dimostrazione pratica di come il cammino intrapreso col piano di riequilibrio sia tutt’altro che rose e fiori. Da settembre, infatti, gli asili nido saranno a pagamento per tutti. Con tre fasce di reddito che corrisponderanno a tre livelli tariffari: per chi ha un reddito fino a 6.524,57 euro, pari alla pensione minima Inps per lavoratori dipendenti, verrà applicata una tariffa sociale di 90 euro mensili; per la fascia compresa tra 6.524,57e 13.049,14 euro, la tariffa media è di 180 euro; per gli “over” 13.049,14 euro tariffa media da 270 euro. L’esenzione totale stabilita nel novembre 2001 rimarrà un ricordo. La causa? Il piano di riequilibrio. Per i dieci anni del Piano, infatti, il Comune – si legge nella delibera approvata dalla Giunta – «è tenuto ad assicurare la copertura dei costi della gestione dei servizi a domanda individuale in misura non inferiore al 36% dei costi di gestione calcolati al 50% del loro ammontare». Nel 2014 il Comune ha pagato, per gli asili nido, 1 milione 30 mila 421 euro. Per coprire i costi tanto quanto richiesto dal piano di riequilibrio (cioè per reperire una somma calcolata presuntivamente in 185.475 euro), l’Amministrazione ha dovuto modificare le quote di compartecipazione. Nell’anno scolastico 2015-16 saranno 94 i posti disponibili nei tre asili comunali: per raggiungere la quota necessaria, sarebbe servita una tariffa minima mensile, ad utente, di 180 euro. Alla fine si è stabilito di prevedere una tariffa sociale di 90 euro, “compensata” però da una piena di 270 euro.
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