Puntare sulle infrastrutture, in primis sul Ponte sullo Stretto, opera al centro degli “equivoci” che per anni hanno immobilizzato il sistema dei trasporti nel nostro territorio. Il neonato comitato “Riscatto Sud”, composta da dieci sigle tra associazione datoriali, civiche e sindacati, chiede un netto cambio di rotta nelle politiche nazionali, sottolineando come la questione meridionale che ha accarezzato nuovamente, di recente, l'agenda governativa, sia in realtà una questione prettamente infrastrutturale. Serve dunque una svolta, per sbloccare a catena diversi settori.
«Il Ponte costituirebbe la premessa per gli interventi ad esso collegati, unendo la terza regione più popolosa d'Italia al resto d'Europa - ha affermato Ferdinando Rizzo di Rete Civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno -. La Sicilia e la Calabria, invece, sono state escluse. Bisogna trasformare il futuro della Sicilia, non essere più colonia: abbiamo un'economia di 80 miliardi di euro e ce ne passano 600 se da ogni forma di sviluppo se non per interventi marginali, costosi e irrilevanti, come il doppio binario Palermo-Catania-Messina o la metropolitana di milardi sotto gli occhi, dal canale di Suez». Il grande nodo delle merci, alle quali bisogna guardare, secondo il comitato, abbandonando altri comparti “miraggio”, come quello turistico. Giuseppe Richichi, dell'associazione Imprese Autotrasportato Siciliani (Aias), evidenzia la situazione attuale: i tir per raggiungere Villa San Giovanni dalle periferie dell'Isola erodono la metà dei loro tempi di guida giornalieri consentiti, così anche i nostri prodotti per gli alti costi di trasporto non hanno mercato e i siciliani si sono trasformati in meri consumatori. Nel manifesto, firmato anche da Comitato Ponte Subito, Fai-Conftrasporto, Confartigianato, Comitato Libera Messina e associazione L'altra Messina, si ricorda che l'auspicato miglioramento della rete ferroviaria all'interno della Sicilia si è sempre scontrato con l'assenza di un collegamento stabile tra l'Isola e il continente, oltre che con la fatiscenza dell'intero tracciato ferroviario passeggeri (AV) e merci (AC) sotto Salerno e Bari.
Tra le ripercussioni dell'arretratezza registrata sul piano infrastrutturale, anche quelle di natura occupazionale, soprattutto giovanile che interessa due giovani siciliani su tre, con ben 30 mila ragazzi che ogni anno abbandono la nostra terra. Il Ponte, si sostiene, fornirebbe un prezioso assist: «Il progetto definitivo consentirebbe di aprire i cantieri in pochi mesi, producendo 45 mila posti di lavoro diretti, 6 mila circa l'anno, senza considerare l'indotto», ha fatto presente il segretario generale della Uil di Messina, Carmelo Catania.
Per Tonino Genovese della Cisl, non si tratta più di un sogno ma probabilmente dell'unico strumento in grado di dare un impulso alla crescita economica del Sud e dell'Intera Europa. Contrari al riconoscimento dello Stretto come patrimonio Unesco, i componenti del comitato, per bocca di Nello Caruso (Sì al Ponte) chiedono un confronto diretto con il governo nazionale escludendo qualsiasi mediazione politica locale o regionale, «non riconoscendosinel sindaco, nel presidente della Regione o in deputati regionali e nazionali, inadeguati servitori del popolo siciliano».
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