Mattinata d’interrogatori da parte dei Carabinieri che hanno risentito familiari ed amici dell’operaio 43enne Michele Bettini. Gli investigatori hanno scavato a lungo nella vita privata dell’uomo non ricavando elementi utili alle indagini. Per il momento la pista privilegiata rimane quella del suicidio anche se il sostituto procuratore Annalisa Arena ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di reato di occultamento di cadavere. Ipotesi che potrà essere modificata solo dopo l’autopsia che sarà eseguita lunedì mattina all’obitorio dell’ospedale Papardo dal medico legale Patrizia Napoli e che potrà chiarire se Bettini si sia suicidato o se sia stato ucciso. Il corpo è stato trovato inginocchiato con un cappio al collo. La corda era legata ad una trave ad un’altezza di un metro e mezzo. L’esame esterno, eseguito ieri mattina, non ha rilevato sul collo le tracce evidenti che normalmente presentano le vittime di impiccagione. Altresì sul corpo non sono stati trovati segni di violenza come colpi d’arma da fuoco o da taglio ma su questo punto sarà l’autopsia a dire l’ultima parola. Particolare attenzione i Carabinieri stanno rivolgendo anche ad alcune tracce di trascinamento rilevate nel cantiere non molto distante dal cadavere. Come se qualcuno abbia trasportato di peso il cadavere e poi abbia realizzato la messa in scena dell’impiccagione. Intanto i Carabinieri sono tornati nella baracca di Maregrosso in cui l’uomo viveva da qualche tempo ospite di amici dopo la separazione dalla moglie. Non sono stati trovati né lettere né biglietti d’addio nè altri indizi che possano tornare utili alle indagini. Sentiti anche alcuni vicini di casa gli ultimi ad aver visto mercoledì sera Bettini. Una chiacchierata con loro, poi l’uomo si è allontanato da solo. Da quel momento dell’operaio incensurato nessuna traccia fino al ritrovamento del cadavere.