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SLA, i contributi fermi a Palazzo Zanca

Li chiamano servizi sociali, ma in base ai risultati che emergono da questa storia l’appellativo più consono sarebbe “disservizi sociali”. Le difficoltà economiche, di questi tempi, sono risapute, ma in questo caso non c’entrano. Si chiamano “Fondi per la non autosufficienza” e vengono erogati dalla regione Siciliana ai malati di Sla per sostenere le spese dei familiari delle persone affette da questa grave malattia. Oltre allo Statuto della regione e a una serie di leggi emanate dal 1986 ad oggi c’è anche un decreto assessoriale del 2012 che all’art. 10 stabilisce nella misura di 400 euro mensili l’assegno di sostegno economico a favore del familiare per la cura del paziente affetto da Sla. In Sicilia sono 260 i malati che hanno fatto richiesta e le risorse economiche vengono inviate ai Comuni di appartenenza ogni sei mesi. Ai 15 malati di Messina, l’assessorato regionale alla famiglia ha emesso i mandati relativi al semestre luglio-dicembre 2014, il 9 dicembre 2014. La data fa già intuire che quelle somme che dovrebbero servire a un malato per le spese di cure e di personale vengono erogate a fine periodo per cui le famiglie devono già anticipare le somme necessarie. A ritardo si aggiunge altro ritardo perché spesso i Comuni non girano immediatamente le somme a chi ne ha fatto richiesta creando gravissimi disagi alle famiglie. L’esempio di Messina è lampante. A tutt’oggi, e siamo a fine marzo, non è arrivato ancora il sostegno relativo agli ultimi sei mesi dell’anno scorso. C’è da sottolineare che nel mandato di pagamento una postilla raccomanda di provvedere con la massima urgenza alle famiglie dei pazienti affetti da Sla. Si tratta di poco più di duemila euro a persona, 36 mila euro in tutto, e in un ulteriore passaggio di carte, da palazzo Satellite alla ragioneria del Comune, queste somme si sono fermate per altri tre mesi, dai primi di dicembre a fine marzo. Portare sulle spalle un macigno di questo genere è già molto difficile ma non si può pensare di piegare ulteriormente la dignità delle famiglie costrette a chiedere il rispetto di diritti sacrosanti per i quali i ritardi non sono accettabili. Soprattutto se dovuti all’apposizione di una firma su un documento e soprattutto se questa trafila deve essere ripetuta ogni sei mesi. Modificarli in provvedimenti d’ufficio sarebbe cosa buona e giusta perché si parli di veri servizi sociali in una città sempre più sfiduciata.

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