Una porta chiusa a chiave e un lucchetto a renderne impossibile l’accesso. «Gli hanno sigillato la stanza», sussurra un dipendente di MessinAmbiente. La stanza è quella del direttore tecnico, anzi, dell’ex direttore tecnico della società che gestisce la raccolta rifiuti in città, l’ing. Natale Cucè. Licenziato in tronco, ieri mattina, dal commissario liquidatore di MessinAmbiente Alessio Ciacci. Una decisione che desta clamore, sia perché giunge senza alcun preavviso “ufficiale”, sia perché Cucè fino a ieri era l’unico dirigente rimasto nell’azienda di via Dogali. L’altro, Nino Miloro, era andato in pensione qualche mese fa. La notizia si sparge in mattinata – anche se chi frequenta Ciacci sa che da giorni il provvedimento era nell’aria – ma il comunicato ufficiale, sul sito internet di MessinAmbiente, appare solo nel pomeriggio, dopo un’assemblea dei soci nella quale, giurano i partecipanti, l’argomento Cucè non è stato nemmeno sfiorato. Al termine della riunione, Ciacci si è confrontato con alcuni dipendenti, poi è partito per il fine settimana e farà ritorno in città lunedì. Questi i contenuti del comunicato stampa: «In data odierna – si legge – si è interrotto il rapporto lavorativo di MessinAmbiente con l’ing. Natale Cucè nei suoi due ruoli precedentemente ricoperti di direttore tecnico e responsabile servizio prevenzione e protezione sulla sicurezza dei lavoratori. È stato nominato direttore tecnico ad interim il responsabile tecnico, ing. Roberto Lisi. L’azienda prosegue nel suo impegni sugli obiettivi strategici di risparmio dei costi, qualità dei servizi, raccolta differenziata, prevenzione e protezione dei lavoratori». Poche parole, che lette così, senza altre spiegazioni, farebbero intuire che evidentemente per Ciacci (e forse anche per il suo più fidato collaboratore, Raphael Rossi) la figura di Cucè, uomo della “vecchia guardia” di MessinAmbiente insieme proprio all’altro ex dirigente Miloro, non fosse compatibile con questi obiettivi dell’azienda. Ciacci preferisce non rilasciare dichiarazioni, anche perché è plausibile che partirà un percorso giudiziario, con un più che probabile ricorso da parte dello stesso Cucè. Quest’ultimo aveva ereditato proprio da Miloro il ruolo di direttore tecnico, mentre quello di responsabile tecnico è stato affidato da subito a Lisi, l’unico ad averne i requisiti. A Cucè, che in passato si era occupato anche del personale, era rimasto il ruolo di responsabile del servizio di prevenzione e protezione. Un incarico dirigenziale da oltre 95 mila euro lordi l’anno. Al di là delle “non” dichiarazioni, in via Dogali è da tempo che si avvertono malumori e contrasti interni tra i vertici di MessinAmbiente. Inoltre è certo che Cucè fosse stato destinatario, nei mesi scorsi, di almeno due provvedimenti disciplinari. «Non è un fulmine a ciel sereno», spifferano dall’azienda. E qualcuno ricorda i precedenti. Ad esempio quella nota, che Ciacci inviò a funzionari e dirigenti della società poco dopo il suo arrivo a Messina, dopo uno dei primi blocchi della raccolta. Già allora il commissario minacciò provvedimenti disciplinari e non solo. «In caso di questa ulteriore e grave mancanza –mise nero su bianco – si renderanno necessari ulteriori provvedimenti nei vostri confronti». I provvedimenti disciplinari sono arrivati. E ora anche l’ulteriore provvedimento. Un licenziamento in tronco destinato a far discutere.
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